TESTIMONIANZE


  • Viaggiare
  • Libro-testimonianza di Padre Giovanni Belloni
  •  Condivisioni dell'incontro ad Assisi 22-25 aprile 2016 
  • Condivisioni dell'incontro di gennaio 2016 ad Assisi
  • Come pecore in mezzo ai lupi
  • La mia esperienza indiana 
 VIAGGIARE
"Camminando si apre il cammino" La strada si fa con l'andare. La meta non è il cammino, ma un modo nuovo di guardare."
La vita è un viaggio continuo,ogni giorno è nuovo. Cresci in umanità, con quello che assorbi raccogli e riordini.
La pratica della strada ti libera dalle stagnanti abitudini e ti apre al nuovo ,al diverso e all'inatteso.
La strada ti educa ad essere flessibile, ti educa alla ricerca, alla creatività e alla sobrietà.
Esci dal vecchio centro, per ritornarvi con idee nuove,benergie nuove,barmonie nuove.
Non è importante arrivare,ma vivere durante il viaggio.
Muovono più i viaggi che i libri.
Il "turista" colleziona immagini, ma resta fermo nella sua cultura; il "viaggiatore" si confronta con la cultura che incontra e cerca di comprenderla.
Il "pellegrino" assorbe la "santità" del luogo.
"Io porto nei piccoli viaggi di ogni giorno l'attenzione attiva dei grandi viaggi. Scendo sull'umile strada di tutti ,faccio fiorire gli incontri. AI sabato faccio un piccolo
viaggio ,come fosse un grande viaggio. Metto nello zaino carta e penna, una borraccia e un tappeto per una pausa meditativa, e parto per un cammino in solitaria.
Nel silenzio gentile della collina, entro in contatto con ciò che mi viene incontro lungo la via. Vedo, sento, tocco lo spazio che attraverso: ...prati, piante, erbe, fiori, palpiti del vento e nubi bianche..il movimento ritmico dei passi rilassa, favorisce la salute fisica e mentale. Ascolto la musica silenziosa dei passi. Ringrazio i piedi, per i trasporti quotidiani che mi offrono."
Il viaggio esterno e il viaggio interno camminano insieme;
Viaggiai per vasti mari e alti monti E non mi accorsi delle goccia di rugiada sulla spiga di grano accanto a casa mia. Il vero viaggio è interiore,con occhi illuminati vedo in modo nuovo, l'ambiente che mi accoglie.









































Incontro fpc Assisi 22-25 aprile 2016





Tema: “la bellezza”

1 - Contributo di Maria
Mi dispiace moltissimo non essere presente all'incontro di Assisi prossimo, sarò vicina a voi in spirito....
Riguardo la proposta di Caterina, scusate il ritardo della risposta, ma ho avuto un periodo veramente 'pieno' e solo adesso ho potuto rileggere con calma e rispondere. Allora Caterina propone  FPC 2, ovvero un solo incontro nazionale e poi vari incontri regionali per seguire varie realtà (tipo Centro Astalli, Spirito di Assisi  ecc.), per essere un po' come  lievito nella pasta e scendere di più in strada.
Su questo non sono molto d'accordo e vi spiego i motivi. Per me i 4 momenti all'anno di incontri 'nazionali' sono una boccata di scambio e di ossigeno per riprendere forza dalla FPC, rinvigorire lo spirito secondo le linee di vita della Fraternità,  vedere i volti amati dei fratelli, sia del Nord che del Sud, che del Centro: mi dispiacerebbe vedervi solo una volta all'anno, non condividere pezzetti di vita insieme, perché un conto è il vedersi e parlare di presenza, un conto sono le mail …
Inoltre tutto ciò, sempre secondo me, non toglie impegno ad essere 'lievito nella pasta' o a scendere in strada: questo fa già parte penso della nostra vita, è nel nostro DNA ovunque noi ci troviamo sempre, fa parte del nostro essere ascoltatori dello Spirito che ci guida, ci porta nelle realtà che incontriamo. Quindi non penso che questi momenti di 'ossigeno' in cui ci incontriamo possano togliere tempo per questo. Inoltre in questo tempo di sottolineature di confini, erezione di muri ecc., penso che creare anche tra di noi questi confini Nord, Sud e Centro sia 'controproducente': lasciamo (a proposito di Bellezza) la bellezza dello Spirito che soffia dove vuole, e lasciamo la Bellezza e la gioia di incontrarci tutti insieme almeno queste 4 volte all'anno.
Questo è il mio sentire, però mi rimetto sempre umilmente al sentire di tutti, se la maggioranza tra di noi preferisce questo tipo di organizzazione....va bene così.
2 - Contributo di Padre Giovanni
Voglio condividere con voi la mia riflessione, quanto mai opportuna per me stesso e mi auguro anche per i miei ”cento lettori”, che avranno la pazienza di seguirmi.

Se focalizziamo la nostra attenzione sulla bellezza del corpo, staccato dall’anima, inevitabilmente corriamo il rischio di essere inghiottiti nel vicolo cieco delle passioni, dove non c’è né soluzione, né sintesi, ma il più delle volte suscita un desiderio di possesso di quella parte di se stessi che percepiamo come … mancante ...
La vera la bellezza è quella che scalda, rasserena, appaga e non abbaglia, ma soprattutto, non confonde …
La bellezza di una persona che “appare”, non è stabile, ma segue le fasi della vita: sulle prime affascina, arriva anche a sedurre … ma col passare degli anni, come un fiore sfiorisce e appassisce …
Un corpo magnifico, per quanto sensuale possa essere, potrà turbarci ma mai commuoverci in quanto non c’è alcuna comunicazione tra le anime: quella della persona che ho di fronte  e quella del soggetto che la guarda.
Viviamo in un mondo ed in una cultura dominata dal marketing che vede il bello e la bellezza come un cercare di apparire con un corpo ben fatto nel suo aspetto esteriore, ma non nella totalità della persona. In un ambiente simile sorgono sempre più numerosi i metodi di operazioni plastiche e di consumo di prodotti per rendere le persone più “belle”. Bellezze costruite, ma ... senz’anima.
Da queste creature “fabbricate” ad arte (!!!) emergono persone di una bellezza fredda e di una artificialità tale che le rendono incapaci di diffondere luminosità. A questo punto, in costoro, fanno capolino sentimenti negativi, quali la vanità, l’invidia, la gelosia, senza alcuna presenza d’amore perché la vera bellezza ha a che vedere con amore e comunicazione, relazione ...
Dopo tutto la vera bellezza possiede una dimensione etica e religiosa: non è solo esteriore, di facciata, ma si percepisce pure che la realtà ha un qualcosa di bello e buono all’interno della persona stessa.
La bellezza compiuta, definiamola così, è essenzialmente il frutto maturo di un cammino che ogni essere umano dovrebbe compiere, nella sua costante (anche se a volte inconsapevole) ricerca di senso e di significato della vita, che porta il soggetto ad una dimensione “alta” e “altra” .

Prendiamo ora lo spunto da quanto Giovanni nel suo vangelo al cap. 10 afferma: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario … vede venire il lupo … abbandona le pecore e fugge …” (vv. 11-12)
I commentatori sono soliti tradurre in italiano “il pastore bello” , non nel senso che ha un aspetto grazioso, attraente, ma nel senso che questo termine ha nel Nuovo Testamento: bella è la qualità di una persona che risponde pienamente alla sua funzione.
Per contrasto il mercenario viene presentato come colui che viene meno al suo incarico in quanto non ha alcuna relazione con le pecore, anzi nel momento del pericolo le abbandona da sole al loro destino, perché l’unico interesse che ha è rivolto al proprio tornaconto, a se stesso, alla sua persona e non alle pecore che gli sono state affidate.
Il pastore bello” può anche significare il “pastore ideale”, colui che realizza in pieno la missione ideale del pastore. Oppure anche: la persona vera, autentica, buona, coerente, che sa prendersi le proprie responsabilità, costi quel che costi. È compiere il proprio dovere ed il proprio lavoro in modo appropriato, richiamando pure qualcosa di piacevole, di bello appunto.
È importante vedere la bellezza onnicomprensiva di una realtà o di una persona o di una cosa e conseguentemente provarne piacere. Sarà questa bellezza che salverà il mondo, rendendoci spiacevole, ciò che a livello superficiale “appare” e quindi riteniamo piacevole, ma di fatto non lo è! Non dimentichiamo che Eva era stata attratta dal frutto perché “appariva gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza e ne mangiò …” (Genesi 3,6)

Papa Francesco, in quello scritto che è il suo atto programmatico, ma a mio avviso messo nella biblioteca troppo in fretta, mi riferisco alla “Evangelii Gaudium” (La gioia del Vangelo), af-ferma che la trasmissione della fede ”presti una speciale alla via della bellezza (via Pulchritudi-nis). Perchè non basta che il messaggio sia buono e giusto. Deve essere anche bello, perché solo così arriva al cuore delle persone e suscita l’amore che attrae, (n.°167).
La chiesa non persegue il proselitismo ma l’attrazione che viene dalla bellezza e dall’amore la cui caratteristica è lo splendore, l’apertura, la generosità, la misericordia ...
La bellezza è un valore in se stesso. Non è utilitarista. Siamo chiamati a vivere la bellezza in mezzo a un mondo di interessi, scambi e mercanzie.

Il mondo ha bisogno della bellezza? L’utilità della bellezza non è evidente che sia necessaria, e non risulta a prima vista, eppure la società non potrebbe fare a meno della bellezza che testimonia una persona rinata, passata attraverso le prove della crescita, del superamento dell’influenza possessiva dei sensi, dei sentimenti e della affettività, come dell’attaccamento a dei principi o idee che si tramutano in ideologie, che non fanno altro che portare divisione.
Questa è una bellezza che non si impone e non cerca il possesso e non si sciupa, tutt’al più può sedurre nel senso che piace perché è totale. E questa non è legata all’età o alle fasi iniziale dell’esistenza anagrafica …

E per concludere è giusto domandarsi: a cosa serve la bellezza, cosa produce? Nessuno può dubitare che una persona autenticamente “bella” è portatrice di buone relazioni umane. Tale persona diventa una presenza di cui si sente la mancanza quando è assente, al contrario le bellezze artificiali o costruite ad “arte”, sono presenze di cui si può fare a meno anche perchè possono nutrire pensieri di invidia, gelosia ed altro, tuttociò che non unisce, bensì divide dagli altri.

3- Contributo di Tommaso

B e l l e z z e (In ordine sparso)

E' divino....E' bellissimo.  E' divino....E' tremendo!    E' umano....è grandioso!  E' umano...E' fragile.
Quale Dio.....quale divino?     Quale bellezza?   Quale umano?....

Un bambino piccolo in braccio al papà...con occhi limpidissimi in cui intravvedi il mistero di Infinito, di Immenso, di Piccolissimo, di Vita senza barriere..: Solo Bellezza!
La bellezza di un'aurora con i colori dell'arcobaleno...Bellissimo, l' arcobaleno' dopo il temporale..

Bellezza di un dialogo difficile, di un incontro avvolto di pazienza, di ascolto interiore...
Bellezza d'un rimprovero dall'altro senza sentirsi attaccato, senza sensi di colpa., avvertendo nell'altro un fratello vero.
“Un pianto dopo il parto,  dopo una giornata faticosa e improvvisa l'emozione d'un ritorno  insperato: tonalità differenti di un'unica Bellezza.
Bellezza nascosta tra le pieghe d'un dolore di separazione che fa intravvedere una soluzione migliore, comunque sarà....
Bello il limite riconosciuto, accettato, vissuto come 'seme che muore e porta frutto, e da vita nuova, nuovi germogli,  trasformandosi....Bello così anche l'ultimo limite, la morte.

Bei momenti di  'radio Betania'... mangiando e presentandoci, magari con una parola finale come messaggio.  Bellezza d'un cuore semplice....d'un 'lontano', d'un 'diverso' che sta in cammino di novità, e abbellisce  la tavola comune..   Bellezza della convivialità delle differenze, di Abdul (mussulmano), immigrato in attesa di carta di soggiorno insieme a Simon(evangelico), a  Bless (cristiano generico) e con  Riccardo, (are Krishna...),  Lucia (verso il buddismo), ecc.,
a tavola insieme sotto l'albero di  Betania.

Bellezza del peccatore che, riconosciuta la colpa “Felice colpa”, nel volto riflette il volto di un Padre-Madre di splendida misericordia.
Bello lo 'scartato' dai potenti, dai ben pensanti..rimasto con cuore puro,  apprezzato da Dio e da chi sa vedere con occhio buono e sa condividere.

Belli i piedi di chi con tenacia e coraggio annuncia la pace: su alti e rocciosi monti, nelle fredde  pianure del mondo, tra i dirupi di una politica  'sporca', di un'economia che uccide, che scarta
Belle le mani di chi continua a seminare nel pianto, di chi cura, accarezza e solleva i feriti, di chi raccoglie cantando e con speranza pur nel buio, ma verso l'aurora:  artigiano di pace
Belle le orecchie di chi ascolta con pazienza e lascia entrare accogliendo con tenerezza e si lascia accogliere con misericordia...
Bella la bocca di chi reagisce, di chi  grida, non volendo  contribuire alla società dell'indifferenza; di chi canta le beatitudini con la voce, ma soprattutto con la vita, collaborando con tutti per la giustizia, pace e  salvaguardia del creato.
Belli gli occhi lucidi, riflesso d'una luce interiore, di dolore da servizio umile e concreto, di benedizione accolta e donata senza barriere: E' cosa bella che tu esisti.
Bello il cuore  dolce e umile,misericordioso, che perdona, che si fa molle per amore di maledetti...

Bello sei tu, Bambino di Betlemme (casa del pane), Uomo di Nazareth (villaggio qualunque), Servo per amore, Pastore (Bello), Crocifisso in dono libero di Misericordia, risuscitato 'Cristo' cosmico...
Tu, volto di Uomo vero, di Dio come ci è dato di 'vederlo, parlarne, seguirlo...
Bellezza  unica e tenerissima, ancora e più misteriosa (ri-velata) che porta a compimento e fa vedere con occhi nuovi e apprezzare le bellezze evidenti, ma più spesso 'nascoste,' nel creato, negli avvenimenti, nei volti 'di chi è nel pianto, dei 'poveri cristi', dei 'maledetti' della storia...e fa fiorire la Vita Bella, ora e che viene...Bel Pellegrino con-e-in  tutti i pellegrini del mondo!


·         (Beati i poveri in spirito) Bellezza dell’uomo che non accumula per sé, ma con gioia accoglie nel  con-dividere anche l'essenziale;  sguardo fiducioso e sereno del pellegrino su ogni altro, anche  su chi la porta ti chiude in faccia: perfetta bellezza! Fiducia è  nota armoniosa di fondo del coro Trinitario  abbellita dai contrappunti dell'umanità e del creato.
·         (Beato chi è nel pianto)   E’ già profumo di gioia che inonda la grotta dove il rompersi delle acque di donna gravida o il pianto di una mamma per il figlio perduto introduce nel dolore di parto…, bello: nella nuova nascita di Luce.
·         (Beati i miti)    Ma il bel canto di un animo tenero, che risponde in non violento tono al fracasso del male; nel creato si espande il mite profumo di bellezze annunciate, in opere e parole sussurrate nel piccolo quotidiano dei giorni, bilanciando le brutture diffuse dai media. E la gioia d'un bel cuore, che dice-bene  anche dell’uragano  e del rompiscatole!
·         (Beato chi ha fame e sete di giustizia…)    Intuire la bellezza  di ‘scomparire’, dando o restituendo all’altro più di quanto pretende, è transito verso un di più di Vita per te e per l’altro.  Allora i diritti umani di tutti, il coltivare e custodire la natura 'contano' sulla bilancia  più del mio interesse, ed è cosa buona e bella condividerne il peso.
·         (Beati  i misericordiosi)     Là sul ponte dove si incrociano i passi del va e vieni del perdono, il cantico di riconciliazione risuona  in tutta la sua armonia di note tenui e s’allarga gioioso in rivoli di misericordia che scendono dal Padre dalle viscere di Madre sui giusti e sugli ingiusti, sulle piaghe sanguinanti, eppur belle, di ogni 'ferito' del mondo.
·          (Beati i puri di cuore)     Sorella acqua sei tu,limpida e bella, resa pura e chiara dal perdono ricevuto e donato senza sensi di colpa, senza neppure un lontano lamento o accenno a giudizio. Bellezza pura è sporco lenzuolo, lavato  e profumato nella Misericordia:  i tuoi occhi vedranno come l'Amico vede; teneri sguardi di bella Luce che amorizza il mondo.
·         (Beati i costruttori di pace)     Corda a cui t’aggrappi, ponte che unisce i lontani, pinza che sradica, congiunge, avvolge insieme i diversi; nell'amore Fratello-Sorella di tutti, senza alcuna distinzione, nel quotidiano dei giorni: Artigiano di pace.  E sia: Bellezza in grembiule di umile e gratuito servizio.
·          (Beati i perseguitati….)     E poi, la gioia impossibile che sprizza da martellate di calunnie, dal sangue  che bagna il ruvido suolo dei poveri…Ancor più: valanga di incredibile bellezza dal morire per  l' altro, liberamente, per amore gratuito, partecipando a un banchetto senza esclusioni, tutti lavati nel sangue d’Agnello:      Infinita, immensa, eterna Bellezza!
IL BELLO (GESU'NAZARENO) DELLE BEATITUDINI SALVA  IL MONDO

4  -Contributo di Roberto
Il mio contributo per Assisi sulla Bellezza.
"Servite il Signore nella gioia"
Questa la mia mission:
Servire il Signore Risorto,
che vive oggi insieme a noi,
nella gioia!
Farlo insieme a voi oltre che dare gioia riempie il cuore di immensa pace...la Sua. Questa per me è Bellezza piena...della vita vissuta con voi e...insieme a Lui!  E poi  volevo dirvi una cosa concreta e stupenda che ho condiviso con Carla.
Sapete cosa abbiamo fatto? Una delle mie "pazzie": abbiamo fatto un'altra "adozione" a distanza....a grande distanza...in Cina...nella Cina Popolare.  Abbiamo adottato nella nostra famiglia un giovane seminarista cinese della diocesi di Zhao Xian, nella provincia di Hebei.
E abbiamo stabilito con lui e con p.Huang, il Rettore del Seminario, una profonda relazione spirituale.
Questi sono i bellissimi regali della Vita, di Gesù che è Vita e Bellezza sempre piena di sorprese.  Per me/noi è davvero meraviglioso  e di questo ringrazio Lui e anche voi con cui condivido il cammino in questa parte della mia vita.  Vi abbraccio...commosso insieme a Carla e a.....Gesù.😊 Sempre in comunione di preghiera che adesso si estende fino all'Estremo Oriente.... cinese. Roberto

5 - Contributo di Annie Bijonneau
Bellezza di un mattino di primavera quando tutti gli alberi sono in fiore e si cammina a passi veloci nell’aria fresca che dà vigore.
Bellezza di un vero incontro quando l’altro ascolta veramente e tu bevi le sue parole, teso con tutto il tuo spirito e tutto il tuo cuore verso quel fratello o quella sorella così vicini.
Bellezza dell’intimità con Gesù che ci rivela il volto di tenerezza del Padre quando lo contempliamo e perdoniamo tutto ciò che ci pesa e ci ferisce.
Bellezza della fiducia in Colui che, fedele, cammina al nostro fianco e in Maria sua madre, piena di compassione per le nostre miserie che tenta di addolcire.
Bellezza della vita ritrovata dopo la prova che ti lascia vuoto di ogni pensiero, spossato, ma pieno di gratitudine per Colui che l’ha fatta cessare.
Bellezza dell’ardore rinnovato a combattere per la giustizia in nome dell’Amore insegnato dal Cristo per i nostri fratelli, le nostre sorelle, per la vita che sono maltrattati.
Bellezza della mia vita con Te, per Te ,in Te Gesù il beneamato, per tutta l’Eternità! Alleluia!

6- Contributo di Patrizia
Carissimi ,
La parola di Roberto,-  nella sua ultima condivisione - , “ questa è la mission “ ha fatto vibrare talmente le corde dell’animo che mi sono uscite le lacrime e le labbra tremavano  e non potevo parlare . Quella parola        MISSIONE, così tanto abusata in ambiente religioso, con quella preoccupazione dei preti nemmeno troppo celata di fare proseliti e soprattutto sacerdoti per la chiesa, per servire appunto il Signore, mi perseguita, mi insegue ovunque, me la ritrovo a ogni bivio/scelta che la vita mi mette davanti  ….. E raramente si incontrano maestri laici  che si preoccupano di  sottolineare l’importanza per ognuno di conoscere il proprio mandato.
I talenti che scopriamo di avere non sono per la nostra vanità, ma appunto per servire il mondo, per far sì che con la collaborazione di tutti il mondo evolva, vada avanti … con le sue scoperte, invenzioni, pensieri nobili, innovazioni, progetti, opere d’arte … opere di misericordia. Sbaglio a dire che questo è il Regno ?
Credo che il processo, relazione  docente - allievo   sia una cosa molto spirituale … a volte abbiamo tra le mani le anime e non lo sappiamo. Facciamo questo peccato di ignoranza. E che per ogni anima nobile esiste uno stuolo di collaboratori  con lui, per così dire , i quali fanno sì che quell’anima più nobile e più illuminata vada più agevolmente per la sua strada, rimanendo loro più in ombra, ma non per questo con meno valore
 Vorrei tanto poter conoscere la mia “mission”, dunque,  ma non la conosco . … Conosco miei blocchi, terribili, al di qua dei quali nasce la solita insoddisfazione!
Il mio personale GURU, Edward  Bach, a cui spesso faccio riferimento,  diceva :
Il verme scava  gallerie .  Potrebbe sembrare che la  vita del verme sia inutile. Invece  la sua vita aiuta tutti  gli uomini  perché  il suo scavare gallerie rende la terra soffice e fertile e la terra produce i frutti che l’uomo mangia . Ma il verme  non lo sa e non lo fa per questo ! Lui scava perché lo deve fare e basta . Solo il Creatore sa e  ha ordinato tutto e tutte le creature in maniera perfetta , affinché non mancasse nulla a nessuno.
Allertata da questo insegnamento, mi dico:  Di cosa devo quindi preoccuparmi io? Scaverò le mie gallerie, senza fiatare. Non mi chiederò più qual è la cosa che devo fare . Farò soltanto ciò che –pazzamente – senza nessuna spiegazione logica – io sono spinto a fare. Sento però che si tratta, per me, a questo punto  di uscire dalla mediocrità in cui mi relega l’indecisione. Se solo sapessi fare il salto, se capissi come ... Carlo Carretto diceva che l’ESODO è la parte più importante e mi sembra che anche il Papa lo dica … quindi uscire e camminare! Questo c’è da fare per me( e quanto sono in ritardo!).
Il fatto di ricevere posta elettronica, per me che ormai esco pochissimo e passo i giorni nella casa – eremo( allietata sì -  anche dal canto degli uccelli e dalla vista di un panorama rilassante), è qualcosa di straordinario . Vi leggo! Entrate ospiti in casa, nel silenzio, ad ore scelte … e non  sono più nell’eremo. Poi indago anche nel mio territorio, via internet … cerco di intrecciare relazioni specie con quelli che si occupano del sociale, perché il sociale è la mia specialità, non ne posso fare a meno.  Così cerco – da pellegrina -  anche intorno, vicino,  e trovo l’assessore Marco della Porta del mio Municipio che manda un messaggio via facebook :
  Continua l'avventura del SOSE - Stazione Ottavia Spazio Espositivo: un locale inutilizzato della stazione si è trasformato nel nostro primo spazio culturale. In soli due anni artisti e creativi hanno riempito di vita questo luogo. Tanti insegnanti, giovani studenti e migliaia di cittadini hanno partecipato rendendo questa esperienza unica e speciale.
Al SOSE sono nate amicizie, collaborazioni e una grande voglia di trasformare i nostri quartieri attraverso la forza della cultura e la spinta dell'educazione al bello.
Sabato 16 Aprile alle ore 18 inaugura una nuova mostra collettiva con protagonisti gli artisti del nostro Municipio e la direzione artistica di Simona Sarti.
Giorno dopo giorno, emozione dopo emozione, costruiremo insieme#‎nuoviquartieri
Voi mi portate il mondo in casa , le vostre idee, i vostri cuori … Colgo la bellezza di quante cose buone le persone riescono a pensare e fare … a volte in maniera molto, molto semplice. Mi piace mettere un faretto, una scia di luce su quella cosa passata inosservata … lo faccio spesso, mentalmente e ad alta voce ….. mi sorprendo a non guardare più il difetto, ma a sottolineare lo sforzo di quell’anima a traboccare da un vaso pieno di cose inutili e polverose.  Mi emoziono, vi penso, a volte rispondo … ma non ho il dono della brevità … e non vorrei annoiarvi …. Sento che ci siete. Tommaso … anche oggi mi ha commosso . Ripeto le sue parole , anche se le ho sentite tante volte, perché sono troppo belle  e hanno  il potere di risuonare come nuove. E’ COSA BELLA E BUONA CHE TU ESISTI E CHE LO DICIAMO A TUTTI NEL PELLEGRINAGGIO QUOTIDIANO, OGGI!  QUANTA VALANGA DI MALE CI CIRCONDA ma quanto bene nascosto, ... c’è solo da crederci e risvegliarlo in noi, con la bene-dizione  e allora IL SOLE SORGE  E GIÀ NELL’AURORA  SI RAVVIVANO I COLORI.
Ecco io c’ero, ci sono stata più di una  volta a vedere l’ALBA insieme a lui … e la più bella è stata al Lago di Garda. Ne conservo la foto, con lui di spalle, i colori del giallo oro del sole e l’acqua del lago increspato di rosa. Ecco perché fanno effetto quelle parole, perché sono vere , di un cuore che ama .
E Giovanna lancia e vive per le sue idee … si dà da fare e viaggia ininterrottamente nonostante i suoi ginocchi e l’età … cosa vuole dirci ancora che non ci abbia detto tutta la sua vita? … La Bellezza, pensate alla Bellezza ... e io ci penso … Giovanna ha questo potente effetto, non credo solo su di me, riesce a svelare quello che io non vedo. Una volta ha fotografato me e mio marito mentre leggevamo il giornale su un prato, ... un flash, colto così, all’improvviso  … Un’immagine stupenda, io non mi vedevo così, così attaccata a lui, così serena, in quella posa idilliaca  … Rischiavo di perdere quella sensazione se qualcuno non avesse fermato in una foto noi, la nostra immagine. Rischiavo di credere solo alle mie lagnanze, ai capricci dell’umore ….
Ho imparato e sto imparando ancora a “fare foto” … in senso figurato … Mi fermo con la mente e stacco quella immagine bella dal contesto … proprio come farebbe un fotografo per fare un servizio fotografico d’effetto, dove la foto dica qualcosa …. Stacco, ad esempio  l’immagine del viso del mio nipotino di traverso sul divano mentre gioca col gatto e la metto nell’archivio della mente …. e continuo così, spesso, nella giornata . Alcuni consigliano di rivedere il FILM della giornata. È un buon esercizio, specie se la giornata è stata diversa,  per esempio perché siamo andati a una gita, …. a sera ricordare quel momento, quella risata. Insomma cercare di essere più attenti a quel che ci succede, gustare di più e meglio, per contrastare appunto la tendenza a credere che ci siano solo cose brutte e penose. Non è vero! La nostra mente spesso mente, appunto!
Giovanna  fa questo, risveglia il torpore, rimuove la tendenza a voler vedere per forza e solo i problemi e non le cose belle …
Le cose belle sono quelle che uno ama. E man mano che apprezzi la bellezza ti accorgi che stai amando!  Nel concetto della bellezza c’è dentro l’amore  e la contemplazione. Solo occhi di innamorato si incantano e vedono il bello … Una volta sono andata a un seminario –lezione per giovani cantanti, ero stata invitata come ospite  e il maestro diceva agli allievi che quando cantavano dovevano interpretare, sentire quello che stavano dicendo attraverso le parole e le note della musica … perché chi ascolta sente il pathos, non la perfezione dello stile .  Nel sentire amore c’è anche la verità … se uno è vero,  arriva al cuore dell’altro, nonostante quello che dice. Ci sono persone molto semplici e senza sostegno culturale che sanno parlare meglio dei dotti, quando raccontano ad esempio la loro storia sofferta, le loro esperienze così come le hanno vissute … non c’è bisogno di essere scrittori, persino il loro semianalfabetismo è una bellezza! Ricordate il libro scritto dai bambini: Io spero che me la cavo! I bambini nostri maestri!
Ora, se intorno a questi due grandi (amici) si riunisce un piccolo Gruppo, è cosa buona perché, come dice Tommaso: in mezzo a una valanga di male, vogliamo o no fare un po’ di bene? Sì! 
Oh se la preoccupazione essenziale fosse osservare la Luce … i suoi bagliori, i suoi riflessi nelle cose, gustare la poesia che ne deriva, ascoltare i suoni del mondo che sono le canzoni delle creature ...
Guardate gli uccelli del Cielo …. diceva Gesù. Guardate i gigli del campo … Ho iniziato a farlo da quando ho avuto in sorte di lasciare la città e abitare in una lembo di selvaggia natura … Quante cose ha da dirmi un fiore … Stamattina i boccioli del rododendro, comprato al mercato per riprodurre un po’di Tibet, sta aprendo il verde dei sepali  e si vede già il rosso della sua futura corolla … E il merlo maschio ha deciso di farsi il bagno nella poca acqua che scola dal sottovaso … ma grosso com’è c’entra appena … ed è buffo !
Eppure il mio cuore è in agitazione …. quante cose lo disturbano … Ecco se torno ai gigli del campo e agli uccelli del cielo, mi regalo un po’ di quiete e di serenità! E guardo anche il cielo.
  Oggi nuvolo, un po’ afoso … grigio uniforme, come tante volte ad Aprile quando staccano per contrasto i  bei viola dei fiori di glicine allungati. Pioverà? La terra ha sete, in questi giorni ha tirato vento, vento fresco sul caldo del sole: una sensazione piacevolissima, come di banchina di un piccolo porto di una cittadina di mare … Sarà, ma la nostra vita, penso, non può prescindere dal cielo. Ho bisogno di vederlo ogni mattina, subito dopo aver aperto gli occhi, di scrutare i suoi umori, quello che mi regalerà nella giornata e che mi suggerisca come dovrò vestirmi. Sto attenta che il mio umore non sia plagiato dal suo, allontano la tentazione, ma non posso fare a meno di sentire un po’ di ansia per questa calotta misteriosa che non so cosa mi prepara e mi cela … Nessuna scienza è riuscita mai a dominare i capricci del tempo, gli umori delle maree, l’improvviso alzarsi delle onde, le piogge di meteore, la grandine, la neve ,il calore del ventre della terra, i suoi rigurgiti. Possiamo studiare i fenomeni della Natura, analizzarli, a volte prevederli o riprodurli artificialmente, ma dobbiamo riconoscere che siamo sotto il Cielo, in tutti i sensi e che il nostro limite è l’orizzonte, oltre il quale immaginiamo solo altri mondi, come  antichi naviganti  alle colonne d’Ercole.
Finché l’uomo sentirà questo limite vuol dire che vive costantemente in  una tensione  verso l’Infinito; è questa predisposizione d’animo che lo rende “religioso”, “pio”, umile, vero;  che lo colloca nella sua vera realtà. Essere creatura.
L’altro giusto atteggiamento è quello di sentire una fratellanza con tutto il resto del mondo, perché appunto tutte le cose sono sotto il Cielo, affratellate da uno stesso destino di collocazione: nel Mondo!  Perché mai le guerre, quindi, e le diversità? Perché l’avidità e il denaro? Una canzone di Steve Wonder diceva: “il sole è di tutti  e la strada appartiene anche a te” … Il Sole lassù è principio primo di tutti, calore e vita per tutti  e la terra quaggiù è strada per ognuno.. Forse è proprio la strada che ci costringe a guardare in basso, a stare attenti, ad occuparci di altre cose, non del cielo, altrimenti cadiamo nella buca come l’uomo delle barzellette … che per guardare in alto non vede i lavori in corso. La strada a volte ci costringe a chiedere aiuto, a volte ci fa smarrire , spesso ci riempie di stimoli, di emozioni, qualche volta di incidenti, di dolori … La strada è varia. certe volte si perde il senso di percorrerla, non si sa bene dove si sta andando, ci si sente nel flusso come la goccia insieme alla sorelle gocce di un fiume o di un ruscello. Forse esse sanno di andare alla foce, il fatto è che lo sentono come una morte, una fine … Ma anche lì le gocce non riescono a vedere oltre  la foce …
Constato che a volte il dolore fa scaturire gioia, come a volte la gioia assume un sapore amaro … Niente è un assoluto. Tutto è movimento e danza … Il sole che viene a Est il mattino, percorre la volta del cielo e va a dormire a ovest la sera … luci e ombre, spostamenti continui, visioni di punti di vista diversi … il sole cammina o è fermo? … Il fotografo, l’artista inseguono la sua luce preziosa per creare i loro capolavori … e spesso creano loro delle luci artificiali per far splendere di più i loro soggetti da  riprodurre ….. E la vita è bella, … La vita è bella pure nel dolore della guerra … Che mistero, ed è davvero così!
   Non è meraviglioso?

7 - Contributo di Ignazio
Bellezza come incompletezza, come consapevolezza dei limiti.
Diceva Tonino Bello che noi tutti siamo come degli angeli con una sola ala: questo ci rende impossibile volare da soli. Abbiamo bisogno di appoggiarci a qualcun altro per potere volare ambedue ciascuno mettendo in comune la propria ala.
L’umiltà, che ci dà la consapevolezza del nostro limite, ci spinge alla comunione con l’”Altro” e con gli altri: “senza di Me, non potete far nulla”, ci dice il Cristo che ha voluto condividere la nostra umanità e la nostra debolezza, facendosi uno di noi per poterci prestare la sua ala potente.
È il nostro orgoglio ad impedirci di comprendere che  il nostro volo è tarpato dalla pesantezza del pensare che “sono io che agisco e creo, che possiedo questa cosa e quella e non ho bisogno degli altri se non perché  possano riconoscere quello che valgo, ecc.”. Io, me, mio: sono i tre termini più usati, tipici della coscienza dell’ego, capace solo di farci razzolare per terra come i polli, e che ci impedisce di realizzare che siamo stati creati, come direbbe Tony De Mello, per volare nel cielo come aquile divine.
Gesù ci insegna a pensare in termini di noi, nostro: “Padre nostro …”. Solo vivendo in questa dimensione comunitaria, consapevoli di essere ciascuno non altro che una  tessera del mosaico e che solo insieme alle altre tessere siamo in grado di manifestare il volto e l’immagine impressa nell’uomo dal Creatore (“a sua immagine e somiglianza li creò”). E come le tessere del mosaico siamo tutti diversi e tutti necessari per realizzare il piano  progettato ab aeterno da Dio per i suoi figli. Sono molto grato a Felicita e Vincenzo per averci regalato quella frase stupenda che don Valentino Iezzi ha scritto per il 25° del suo sacerdozio: “Ogni uomo che nasce su questa Terra è qualcosa di nuovo, qualcosa che non è mai esistita prima. Non c’è stato nel mondo qualcuno uguale a te, perché se ci fosse stato, non sarebbe stato necessario che tu nascessi. Spero che tu sappia quanto è importante per me la tua presenza. Tu sei per me un dono del cielo” (don Valentino).
Anche Dio ci si rivela come relazione trinitaria, come comunità interdipendente ed indissolubile di tre Persone divine: quale lezione splendida per il nostro ego orgoglioso che pretende di accamparsi come centro intorno a cui tutto dovrebbe ruotare!

8- Contributo di Marina
Che dire?
Di fronte ad un tema così mi si affollano nella mente molteplici immagini che parlano di bellezza: sorrisi, fiori, paesaggi, colori, opere d’arte … chi più ne ha più ne metta …
Ma non è questa l’accezione del tema sulla quale mi perderei e divagherei con facilità e per lungo tempo.
Siamo tutti d’accordo credo, nell’attribuire bellezza alle cose sopracitate …
Gli spettacoli che la natura ci offre ogni giorno, ogni stagione, non penso si possano mettere in discussione o non considerare belli!!!
Io poi che “ mi incanto” letteralmente anche di fronte ad un solo fiore … ne avrei da dire in questo senso …
Ma dopo questa premessa vorrei soffermarmi a considerare insieme a voi, la bellezza che sta nelle piccole azioni quotidiane che spesso e con troppa superficialità diamo per scontata.
Vi faccio alcuni esempi che possono sembrare banali, ma con l’andar degli anni e alla luce di esperienze personali e altrui, non mi sento più di dire che … tanto è ovvio che sia così … no, non è ovvio, è semplicemente bello, ed è soprattutto motivo di ringraziamento.
Aprire gli occhi alla luce del mattino ( vedere magari il sole che sta sorgendo … ), e scendere dal letto con le proprie gambe ( una mia amica morta giovane, nel suo testamento spirituale diceva di compiere queste prime due azioni della giornata anche per lei che non lo avrebbe più potuto fare … e soprattutto poi … ringraziare ), se può sembrare scontato e routinario, è invece un primo gesto di grande bellezza che, a differenza di tante altre persone, a noi ci è fortunatamente concesso.
Che dire poi dei volti che incontriamo andando al lavoro, dei sorrisi, degli occhi stanchi, tristi, vispi … dei buongiorno, detti o taciuti … del caffè condiviso, di una gentilezza inaspettata
Piccole cose che possono diventare grandi …
L’elenco potrebbe continuare … ma non voglio tediarvi.
Sì, la vita è dura in certi momenti, in certi periodi, ma se impariamo a scoprire la bellezza nelle piccole cose della nostra quotidianità, la pesantezza cambia, il dolore si sopporta meglio e la salita è meno faticosa perché sappiamo che alla fine ci aspetta un bel panorama da gustare!
La bellezza è dentro e fuori di noi … accompagna i nostri passi, frequenta le nostre strade (anche se non si direbbe perché nelle strade di oggi dilaga la violenza e il degrado …), qualche volta si ferma ad aspettarci … Sta a noi saperla cogliere …
Io mi sforzo ogni giorno di incontrarla (a volte con fatica, perché mi lascio sopraffare dai mille problemi …), perché essa ingentilisca la mia vita e mi inviti a pronunciare le parole del salmo … “ Abbiamo contemplato o Dio le meraviglie del tuo amore “ e … non posso che ringraziarTi  e  benedirTi!
Teniamo lucide allora le lenti del cuore … anche se arriva l’ombra e scompare la luce …
Un abbraccio a tutti e grazie di esistere (anche questo fa parte della bellezza). Marina

9 - Contributo di Hélène Raccat
Vorrei introdurre la Bellezza con queste parole :
"la bellezza non è un concetto, è una realta spirituale."
                                                Geneviève  Jorgensen
Lampi di Bellezza:

(In India, prima del sorgere del sole aspettando il bus)
India, al mattino presto, ancora buio. In quella zona deserta scende un ragazzo senza alcuna apparenza di bellezza. Mentre si fa più vicino, temo di chiedergli del bus. Fu l’ascolto delle sue parole: tanta chiarezza! tanta dolcezza ! e il ragazzo prosegue.
Mi appare tuttora la sua Bellezza.

Le lampadine dei mercanti di cibo vacillano.  Nessun posto asciutto,  salvo alcuni cm. intorno al fornello.
Un fango nero invadente è da per tutto . Alzo gli occhi verso cielo: c erano due colombe bianche più che la neve. Si incrociavano in alto più volte sopra noi ... una bellezza indicibile .

A Spello nell’eremo Charles de Foucauld.
È inverno. Avevo spostato il materasso vicino al fuoco.
Svegliata in piena notte vedo con i miei occhi la luna piena alla cima del tubo del camino. La gioia piena!
La Bellezza in riassunto :
"Nelle nostre tenebre non c è un posto per la bellezza
ogni posto è per la bellezza ." 
Dans nos ténèbres il n y a pas une place pour la beauté . Toute la place est pour la beauté ."  R.CHAR .
SAN FRANCESCO non dice altro :
"O Sommo e Glorioso  Iddio  , illumina le tenebre del mio cuore ...
" Il più bello tra i figli dell’uomo" l’aveva affascinato.

10 - Contributo di Loredana
Questo tema mi ha pungolato assai, suscitando molte domande, ma mi soffermerò su due in particolare: Cos’è bello per me..  Cosa vuol dire” essere una bella persona”. Però a me non venivano le risposte, così ho pensato di raccogliere informazioni interrogando alcune persone e anche delle mie amiche.
Con grande meraviglia ho scoperto che è stato bello ascoltare e confrontarsi, permettersi di entrare quasi in punta di piedi nell’intimo altrui. Il termine bellezza viene davvero inteso in modi diversi  e soggettivi che possono sfociare in altri significati. Perciò, dopo questo scambio di pareri ho ritenuto necessario raccogliermi in un’azione di discernimento e puntare sul mio “sentire”. E, mi è venuto incontro il racconto  della creazione nella Bibbia: Iddio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono. (Genesi 5-32)
A me piace pensare che la parola buono possa identificarsi con bello e prezioso, come un seme di bellezza che si è insinuato  nel  Creato spargendo un’armonia tra  la natura, gli animali e  le persone. Questa sensazione di Unione nell’Unità è davvero una cosa grandiosa, favolosa.
Ripercorrendo alcuni tratti salienti  del mio cammino  verso la ri-educazione spirituale, ricordo che era un grande piacere andare ad incontrare la Parola, frequentare dei corsi di catechesi, uscire di casa per incontrarsi e attingere alla fonte dello Spirito riunendosi in gruppi di preghiera, tutto ciò ha scosso  e animato il bello che dimorava in me. Infatti, mi paragonavo ad una piccola casa, ma con finestre che si aprivano verso  orizzonti  nuovi e meravigliosi, ancora inesplorati per me.
Questo mi ha portato a compiere un’azione considerata importante nello sviluppo della mia  personalità: la spoliazione delle maschere accumulate negli anni e  che   offuscavano la mia autenticità. Ancora mi assalgono i dubbi, mi riesce meglio dare consigli che consigliare me stessa, ma confido nel tempo che dovrebbe portare alla conquista della saggezza. Anche questo è bellezza assaporare il gusto dell’attesa!
A tutt’oggi mi confermo un essere in evoluzione, senza piangere su mancate realizzazioni, perché … il bello deve ancora venire!  Forse “essere una bella persona “ sta  proprio in questo  divenire.  
   
11- Contributo di Simonetta
Dopo i primi trenta anni di vita trascorsi ad imparare e a sperimentare nei primi anni di lavoro, ho trascorso altri trenta anni nell’impegno per la salute delle donne e dei bambini nel mondo, soprattutto là dove ci sono meno servizi e più povertà.
Poi ho sentito l’esigenza di dedicare l’ultima parte della mia vita ad una ricerca che avevo intrapreso fin dai primi anni di adolescenza senza potergli dare spazio e tempo come avrei desiderato.
Così ... SoStare alla Presenza è nato! 

Sostare alla Presenza si è formato pian piano nel tempo, ma possiamo dire che da poco è uscito alla luce e ha il suo certificato di nascita. Il logo è stato depositato come Marchio d’impresa presso la Camera di Commercio di Bologna il 16 novembre 2015.
Nel logo è disegnata una spirale e ci sono alcune parole: la spirale: richiama l’oltre, è un simbolo antico e potente. Cammin facendo ci aiuterà a salire e vedere oltre e a penetrare nel profondo di noi e del creato diventando più consapevoli e felici.
Il nome "sostare" e "so stare" davanti alla Presenza richiama l'assoluto, il mistero, il "lontano-vicino"... da cui veniamo, che ci abita e a cui tendiamo.
Il contenuto, come forse intuite, attiene all'area dell'interiorità, della consapevolezza e della spiritualità, al cammino che l’essere umano è chiamato a fare per diventare sempre più umano e divino, cioè per trovare il senso della sua vita, della Vita di Tutto e di ogni cosa.
Questo "movimento" non ha ancora una forma definita: non è un circolo, né una rete, né un cenacolo, ma può essere tutte queste cose insieme e molto altro. Come ogni bimbo appena nato va nutrito, curato e si vedrà “cosa farà da grande”.
Per ora restiamo sulla soglia, al confine, sul crinale. Ma il seme è gettato: se son rose, fioriranno...
Dunque per ora vi ringrazio della vostra attenzione e partecipazione e vi saluto con affetto

12 - Contributo di Maria Rosa
La bellezza è tutto ciò che dice qualcosa di Dio.
E’ ovunque, in sovrabbondanza, tanto da sembrare quasi “sprecata”, quando non è manifesta ma nascosta, sia nella creazione che negli uomini.
Porto un esempio: mi è capitato di scorgere un bellissimo cespuglio fiorito, era nascosto e pochi avrebbero potuto vederlo. Questo mi ha fatto pensare a quanta bellezza esiste senza essere vista. Esiste per la gioia di esistere, non importa se non è ammirata da qualcuno.
Se ne deduce pertanto la bellezza dell’UMILTÀ di Dio, il quale non ostenta la Sua magnificenza, la Sua grandezza e non si cura se è nascosta agli occhi degli uomini. Lui dona per la gioia di donare, a “fondo perso”.   Quale insegnamento per noi!
C’è una bellezza nascosta anche negli uomini e paradossalmente proprio nella sofferenza. Anzi, a volte la bellezza viene “provocata” nell’essere umano, viene alla luce, a motivo della sofferenza.  Penso ad una serata, organizzata nel mio paese, nella quale diverse persone hanno raccontato come sono riuscite a perdonare chi ha ucciso uno o più dei loro familiari. Racconti difficili, densi di dolore e di amore per i loro cari, ma con denominatore comune: la grazia divina intervenuta nei loro cuori e nelle loro menti per giungere al perdono. Umanamente non ne sarebbero stati capaci. Per me è stata una serata indimenticabile: era il vangelo vissuto!
Queste persone risplendevano di una bellezza divina, la bellezza della misericordia e del perdono ... per grazia di Dio!


13 - Contributo di Giovanna

Sento molto forte come BELLEZZA in questo tempo,- il “CONTEMPLARE” dal mio...cellulare!- i vostri volti e il vostro vissuto:  mi piace contattarvi ogni tanto, specie i più “soli” o in un momento duro – E' bello condividere man mano le cose che accadono nel nostro “feriale”...Sacro-!  Un grande GRAZIE..,Sì: lo sento un “Punto di Bellezza”.
Ho vissuto in modo intenso come non mai,- quest'anno,- il DIALOGO INTERRELIGIOSO, ...come BELLEZZA,incoraggiata, tra l'altro dal nostro CARD. BASSETTI, di Perugia, che mi ha detto con voce forte e determinata:” Tenete duro!andate avanti...Per la PACE...è il DIALOGO -la vera  “CARTA VINCENTE”!
E, proprio a Roma, ho vissuto in questi giorni – in questo senso- L'INCONTRO con una parte (venuta da tutto il Mondo) – dello stesso Gruppo che mi aveva invitata in INDIA a Novembre.
Dove avevo parlato su S.Francesco e ...l'indicibile, stupendo AMORE del “mio PARTNER”, che è :un DIO  “Trinità”...UNO-TRE-  ed ero rimasta commossa nel vedermi regalare, là!-un anello d'oro con TRE  brillantissimi zirconi!  A ROMA, molti mi han detto (ed erano tanti Giovani)...quanto fossero rimasti “toccati” dalla mia Ora in Inglese: ma,e lo sapete ormai tutti...non ero stata io a parlare, ma...LO SPIRITO”! Era quello per cui vi avevo chiesto di pregare. E...che “Punto di BELLEZZA” è stata per me,...quella ESPERIENZA di “...essere ATTRAVERSATA dallo SPIRITO, come da una Corrente, che usciva piena di entusiasmo e di gioia, fuori di me, come un torrente impetuoso, nato dal più intimo “SE'…!”A ricordarlo mi viene da piangere, e...so che “RESTA”!  Non può, non restare...LO SPIRITO, che ...ti “attraversa”,così!
E...non avevo forse io cantato all'inizio, proprio la piccola Preghiera di Francesco, che amo tanto?…”Santo e Glorioso DIO, illumina il cuor mio, dammi una FEDE retta; SPERANZA certa...e CARITA'   Dammi UMILTA' profonda e SCIENZA ,che non confonda...”
Anche al SWAMI che mi ha invitata a Roma, è capitata l'Esperienza, appena arrivato in Puglia, di sentirsi interiormente e sorprendentemente “chiamato”  da PADRE PIO che gli diceva di venire dove lui aveva vissuto, in questa Regione, che...lo aspettava! E...proprio il Padre Guardiano, P. Francesco era andato incontro a questo Interreligioso Gruppetto, con le braccia spalancate:
“Sono molto commosso! Pensate che in questi giorni, dovevo essere in India...e con dolore, non ho più potuto...Ma -ecco!- che è l'INDIA che  viene da me”! Vi porterò in luoghi speciali della vita del Padre, che di solito non mostro alle migliaia di pellegrini-
LA BELLEZZA – per questa pellegrina vostra “didì”,- è stata nella Vita, La Preghiera, con la “tavola e Strada” che sono i due Luoghi privilegiati del Vangelo.
E ora,...c'è- IL CIELO-! Ho 81 anni...e mi avvicino al Cielo...che in tutte le mie tappe e mappe, ho sempre amato chiamare...”L'INVISIBILE ACCANTO”…!, il “celato”...ma così vicino e vivo!
E io, amo contemplarlo passo passo, cercando di avvicinarmi “curiosa e lieta” a questa nuova AVVENTURA, che...mi spalanca improvvisamente uno “SPAZIO nuovo”, anche nelle più piccole cose...nelle persone più vicine...nei più piccoli eventi. E' uno SPAZIO di grande RESPIRO! È una nuova Adorazione .”come da due ...UNO” !
Così, mi preparo...da pellegrina, e contemplativa (pur se,...ancora un po' birichina!...)a QUESTA NUOVA BELLEZZA  del SUO Amore per me-: IL “CIELO” !
Un grande abbraccio Giovanna



14 - Contributo di Margherita
Della bellezza sono grata!!  Essa attrae sempre! Il Buon Pastore è tradotto come il PASTORE BELLO, nel Cantico dei Cantici tutto è un trasporto di bellezza, di profumi, di fragranze e dolcezza che rimanda a qualcosa di profondo.
Tutta la mia vita è disegnata dalla bellezza della NATURA e dalla sua energia, da incontri ed amicizie che hanno segnato  nel profondo la bellezza che sono anch’io e che porto come missione al mondo.
La bellezza affascina, ma è anche ingannevole e se ne facciamo un assoluto diventa malattia.
L’essenza della bellezza è la vita stessa e Colui che ci ha creato lo è veramente!
Cito alcuni fatti che sono stati significativi perché sinonimo di bellezza è la contemplazione!
Carlo Carretto a Spello quando di sera, dopo cena, ci faceva guardare il cielo. Da bravo pedagogo che era, attraverso la bellezza del cielo con le sue stelle e la sua luce, ci faceva viaggiare nell’Amore del Creatore e di quanto BELLO E’ . Tutto il creato  è segno della SUA BELLEZZA e contemplando le sue opere ci nutriamo del suo Amore  gratuito per l’eternità.
Ho ritrovato questo “sguardo al cielo stellato” in un’ indimenticabile notte passata sulle dune del deserto algerino vicino a Beni Abbès : un regalo di Charles de Foucauld e di mio papà  da qualche anno ritornato alla casa del Padre. Uno spettacolo indicibile che non mi ha fatto chiudere occhio  per tutta la notte!
Un regalo e un bellissimo biglietto di presentazione del Signore, attraverso la bellezza della natura !
Non hai dubbi se esiste o no ! Senti che c’è  e questo ti basta!!
La bellezza dell’umanità che ho incontrato in alcuni viaggi : In Tanzania con i masai, in Algeria con i tuareg, In India con gli indù e in Israele con gli ebrei. Culture e fedi diverse, ma facciamo parte tutti di un’unica UMANITA’!  Cosa buona e bella!!
Anche leggere qualche libro è sempre un punto di bellezza che cerco e che mi viene incontro, in particolare gli scritti di Charles de Foucauld, di un’anima donata al Signore che rivela la bontà del Signore nella sua vita e in continua relazione con l’amato.
Citazioni: “L’adorazione, quest’ammirazione muta che è la più eloquente delle lodi. Quest’ammirazione muto che racchiude la più appassionata dichiarazione d’amore”. (Charles de Foucauld)
…” Alla fine c’incontreremo faccia a faccia con l’infinita bellezza di Dio e potremo leggere con gioiosa ammirazione il mistero dell’universo, che parteciperà insieme a noi della pienezza senza fine.”(laudato Sì n.243 di Papa Francesco)
…” Altissimo onnipotente bon Signore tua è la lode, la gloria e l’onore ed ogni benedizione” (cantico di Frate Sole)

15- Contributo di Gabriel

Ho iniziato nella mia vita a considerare il valore della “ lentezza”: fermarsi, ascoltare, percepire i suoni, i profumi e i colori che mi circondano  che nutrono la mia anima di bellezza.
Il banchetto che organizzò Gesù con i suoi discepoli prima della sua passione, è carico di un gesto d’amore e di esempio che mi colpisce molto.  Nella lavanda dei piedi Il Signore s’identifica come servo e rimanda questo stile anche ai suoi discepoli, alla Chiesa e quindi anche a noi.
Il servizio è principio attivo della fraternità ed è uno dei punti di bellezza che ha cambiato la mia vita, anzi l’ha trasformata e riempita di senso profondo.
Il contemplare la bellezza che mi circonda mi fa dire questa espressione “ che bello”, che è  sinonimo di gratitudine perché  niente è scontato e tutto è dono!  A fronte di questa consapevolezza  mi sento più responsabile  crescendo come uomo e come cristiano.
La paura la sento, ma non mi schiaccia e non ha potere su di me perché sono nutrito di quella libertà che solo il Signore ti dà: sentirmi amato e condotto dalla Sua mano sui sentieri non sempre facili del cammino della vita. E’ una Presenza che si fa concreta nel mio quotidiano negli incontri  che faccio  e nella bellezza del mio lavoro d’imbianchino, che mi permette di frequentare abitazioni diverse, e volti nuovi di giovani ed anziani e dove trovo sempre qualcosa da imparare mettendo da parte il mio IO e la sua presunzione.
Lo Spirito Santo Consolatore e difensore che mi abita m’ispira a scegliere ciò che è vero e bello da ciò che non lo è.
Anche gl’incontri settimanali sul vangelo della Domenica che condivido con altri a casa mia o a casa di altri mi aiutano a tradurre il vangelo nella vita  per una conoscenza profonda del Signore Gesù e della sua Volontà che è costruire il Regno di amore, giustizia e pace nel mio quotidiano e questo è cosa buona e bella.


16 - Contributo di Pietro

La cosa più bella nell'incontro di Assisi è stato il percepire che le vostre bellezze risuonavano nelle mie bellezze... Un ragazzo della comunità dove lavoro, assiduo bestemmiatore con il vizio di irritare chiunque, che dopo due giorni che è diventato maggiorenne e quindi uscito, mi chiede cortesemente un passaggio e mi ringrazia con sincerità. Si passa al dialogo con i giovani mussulmani di Reggio Emilia sulla tradizione, sulla fede, su Dio... e di nuovo immerso in natura in un corso dove sono potuto stare in natura e lasciare che essa potesse risuonare in me facendo emergere il cammino in cui la sorgente mi ha  accompagnato fino ad ora. In questo cammino passo a passo, mi ha portato ad un canale semplice e meraviglioso che a mio avviso rispecchia la diversità delle attenzioni e dell'amore che Dio riserva ad ogni creatura, l'Orto Sinergico. Qui mettendo vicine piante che beneficiano le une dalle altre e fiori che allontanano gli insetti malefici, lasci che il suolo indisturbato si arricchisca di vita  sempre più negli anni dando vita e arricchendosi della morte delle piante come nelle foreste.  Grazie!
Ne approfitto per fare un appello: verso metà ottobre mi sto organizzando per andare in India, da Atmananda e non solo per 1 mese e mezzo o 2. Se c'è qualche compagno di viaggio, magari che è già stato in India, di cui siete a conoscenza e che ritenete opportuno avete la mia mail. Grazie!!!

17 - Contributo di Silvia

"I regali ricevuti in questo cammino sono tanti, spesso mi accorgo che sono molti più delle  mie capacità, questi doni mi stimolano continuamente a mettermi in gioco e mi aprono nuove strade....tanto che a volte mi portano in confusione. 
Bellezza è l' inaspettato, l' inatteso, "evento Benedetto" che si manifesta.
Bellezza è abbandonarsi e lasciar fare a Lui, cercando di essere fedele alle emozioni, al mio sentire.
Bellezza è trovare la propria strada in sintonia con quella di altre persone, quindi ricevere al momento giusto una parola, un contatto, un segnale inaspettato che incoraggia nella via e sentirsi parte di un progetto più grande."


18 - Contributo di Massimo

La bellezza è nella vita stessa, nel creato e ne possiamo beneficiare in ogni momento. Si manifesta in infiniti modi, maestosamente o con delicatezza.
L'importante però è saperla scorgere, vederla, amarla e gustarla. La vita pellegrina ci insegna e ci educa a fare questo.
Il pellegrino "cammina" per il mondo, incontrando i fratelli lungo la strada della vita, nel creato che gli è stato affidato.
Lo fa lentamente, ponendo attenzione ai suoi passi, memorizzando il percorso che sta seguendo e custodendo nel cuore ogni incontro e ogni dono ricevuto.
La bellezza deve essere colta nel momento, nell'attimo, vivendo con attenzione il presente perché è nel presente che il pellegrino vede, incontra, ama.


19- Contributo di Adriana

Voglio esprimere ciò che vivo come bellezza in questo periodo.
Da qualche tempo, nella zona in cui vivo, si parlava dei rifugiati che vi dovevano essere accolti. Riunioni, supposizioni e chi più ne ha più ne metta, senza riuscire mai ad avere un’informazione concreta, una possibilità di presenza.
Una Domenica, dopo la messa nella chiesa dedicata a Charles de Foucauld ( non ci vado così spesso perché la mia parrocchia è sotto casa), decido di partecipare al pranzo della Caritas che si tiene ogni due settimane. Neanche fosse un appuntamento, fanno venire un gruppo di rifugiati alloggiati al Convento dei Cappuccini e di cui, fino a quel momento, non si era riusciti a sapere un bel niente. Ci sono due posti liberi alla mia destra e di fronte al mio. Mi sbraccio e due esseri chiusi vi prendono posto…
Ora la cosa assolutamente bella per me è l’andare a trovarli quando posso, quando me la sento, senza una progettualità programmata, ma con una chiara intenzione ad essere me stessa. E così porto ciò che sono e ciò che sono viene estremamente apprezzato. Le comunicazioni sono semplici e profonde. Quando c’è paura, sofferenza,….. il poco è tantissimo. Sto attenta a non portare mie confusioni, a ”tenere la mente nel cuore”, come dicevo con voi e Tommaso un paio di anni fa. E’ bellissimo, mi colma l’anima. Sono rapporti umani che sento fisicamente nel cuore.
Purtroppo la cooperativa che negli ultimi tre mesi ha realizzato uno splendido lavoro è stata estromessa dal servizio da un giorno all’altro, senza troppe spiegazioni. Chi è triste, chi è spaventato … ora chi verrà ? che sarà ? Chiuderanno di nuovo i cancelli a tutti quei paesani, quasi tutte donne di ogni età, anche immigrate qui da decenni e decenni, che vengono, girano, offrono un po’ di se stesse e senza pretese regalano chicchi di normalità.
 ( “ Io qui ho studiato per la prima volta in vita mia “ dice come può A., e come gli piace !! arrivato pochi mesi fa analfabeta “ tra un anno parlerò perfettamente italiano” è contento, studia con impegno. – “ la mia presunzione ...” dice invece L. osservandosi. Lui ha fatto addirittura tre anni di università, ma gli hanno ucciso la sorella e va dicendo di essere figlio unico, trasforma ogni realtà. Questi sono solo due su 48. Immaginate un po’. Quasi tutti torturati nelle carceri libiche, con conseguenze diverse ).
Senza troppe remore, se scegliere tra una cena da amici o una telefonata e un salto da loro, i dubbi sono pochi. L’importante è che ci vado “bene”.
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Altro argomento riguarda invece il mio avvicinarmi all’Eucarestia durante la messa. Ma quale “ non son degna …” Dentro di me, anzi a bassa voce, dico “ Grazie Signore che m’hai chiamata, ne son contenta, vengo subito ! “ E non a testa bassa e petto contrito, ma con un brindisi di chi ha avuto un privilegio. Essere invitati ad un banchetto, ad una festa ! Con la gioia di un’invitata !
Mi è uscita così, da sola, un giorno. E trovo che sia una cosa veramente bella, un regalo.
Ora scusate se spesso negl’incontri porto pesantezza. E’ quella del mio quotidiano pieno di complicazioni affrontate con fatica e timore. Un giorno, prima di venire, mi sono come svegliata in una bolla di solitudine e mi sono chiesta “ ma dove sono gli altri? ma appartengo a qualcosa? a che cosa appartengo? “ Mai voglia esserci una pretesa nell’esporre queste sensazioni. Sono miei stati e mie constatazioni. A volte ne sono imbarazzata, perché li rendo visibili. Ma allo stesso tempo vedo continuamente i fili tessuti intorno a me e con me, e ne sono grata.
Il nostro è veramente un bel gruppo, una bella realtà.
N.B.
I cancelli non si sono chiusi … hanno assunto qualcuno del posto che conoscevo … qualche operatore ha lasciato la cooperativa e resta a lavorare per i cappuccini … Piano piano, la vita continua.


20 - Contributo di Anna Rita Germani

Il vocabolario Treccani definisce la parola bellezza "l'essere bello, qualità di ciò che è bello o che tale appare ai sensi e allo spirito".
Però, un conto è dire è “una persona bella” (che attiene ai sensi) e un altro è dire è “una bella persona” (che attiene allo spirito).
Ad esempio, Madre Teresa, esteticamente, non era bella ma, al suo cospetto, non si poteva non essere affascinati dalla sua Bellezza.
Quindi la vera bellezza, quella che a mio avviso vale la pena di essere maturata, è stabile, non risente del trascorrere del tempo, non tocca la vista ma il cuore, conduce all'essenziale, alla Verità e dalla Verità all'Amore.
Abbiamo bisogno della bellezza perché nutre l'anima.
Bellezza, in generale, è tutto quello che ci aiuta a sganciarci dalla personalità per farci avvicinare e farci conoscere il Sé interiore, che è il Divino in noi.
VIVERE LA BELLEZZA
La strada per connetterci stabilmente alla bellezza è cercare la Verità nel nostro quotidiano, nelle nostre scelte e nei rapporti con le persone.
L’impegno da infondere nell’obiettivo sintetizzato egregiamente in quanto era scritto all’entrata del Tempio di Delfi “uomo conosci te stesso”, dovrà essere stabile e costante. Vuole dire abbandonare le bugie e la pigrizia - che tante volte ci fanno comodo per non vedere ciò che in noi è migliorabile – e smettere di evitare l’impegno connesso al cambiamento che può condurci alla conoscenza della Verità in noi.
Per fare questo lavoro bisogna imparare ad amarci e ad osservare senza giudizio i nostri modi di fare perché la correlazione tra verità e amore è molto stretta: senza verità non c’è amore e senza amore non c’è verità.
E’ un passaggio fondamentale che ci permette poi di spostarci dall’io al noi e che ci consente di relazionarci positivamente con il nostro prossimo senza giudicare.
Bisogna inoltre saper guardare fuori di noi e lasciarsi andare a ciò che il cuore ci indica.
Durante questo cammino sono molte le persone e le esperienze che ci vengono incontro: bisogna però saperle riconoscere per poterle vivere con apertura di cuore.
Mi viene, come esempio tra tanti, la vita di Jacopa dei Settesoli (vedi allegato a parte con alcuni stralci della sua vita).
E’ semplice oggi pensare a Francesco come a un Santo ma per molti dei suoi contemporanei era un essere strano e, come diremmo oggi, un emarginato in parte sia dalla sua famiglia che da molti dei suoi contemporanei.
A Iacopa invece è bastato ascoltarlo durante una sua predicazione a Roma e ha subito riconosciuto la possibilità di contattare, attraverso di lui, la Verità.
Da quel momento ha fatto di tutto per essergli vicina e per seguire i suoi insegnamenti.
Dal momento che le strade per risvegliare in noi la consapevolezza della Verità sono sempre presenti, in ogni luogo e in ogni tempo, dobbiamo chiederci se siamo e/o siamo stati in grado di riconoscerle nel corso della nostra vita, se ci siamo lasciati prendere dalla pigrizia o se ci siamo lasciati limitare e influenzare dalle parole di altri …. insomma, abbiamo colto le occasioni che ci sono venute incontro?
LA BELLEZZA COME RECUPERO DELL’ESSERE UMANO
Tempo fa ho visitato la comunità Mondo X di Padre Eligio a Cetona in Umbria. E’ una casa che ospita persone cadute nella dipendenza da droghe che, attraverso una particolare cura della persona, dei luoghi frequentati e, in generale, di ogni particolare del quotidiano, consente a coloro che si sono momentaneamente persi di ritornare a contattare quella dignità che caratterizza gli essere umani liberi da schiavitù.
Il paesaggio che vidi era molto essenziale, molto Zen, ma nello stesso tempo pieno di armonia.
La bellezza che può ispirarci a ricercare, nella vita di tutti i giorni, il mistero che avvolge ognuno di noi può passare anche attraverso l'arte, la musica, la poesia, i film, il teatro e la frequentazione di esseri alla ricerca della bellezza.
Erri De Luca ha scritto: “«Scandalosamente bello»: questa è la parola d’ordine assegnata da Gino Strada ai suoi ospedali.
La bellezza è il ricostituente indispensabile alla terapia, perché rianima la volontà di guarire: la bellezza opera da catapulta di energie sopite.
La bellezza è anche un vaso di fiori davanti a una baracca misera ma pulita”.
Insegnamenti sulla Verità
Ogni essere è una incarnazione della Verità, e il compito di un essere incarnato è diventare cosciente della Verità.
Non è difficile conoscere la Verità perché essa è già insita in ognuno: pertanto non ci si deve recare da nessuna parte, non c’è nessuno che ce la deve consegnare e non deve essere mendicata.
Quale è la natura della Verità? E’ ciò che rimane stabile al di la del tempo, delle circostanze e dello spazio.
Ad esempio la mente non è Verità perché oscilla.
Anche il corpo non è Verità perché attraversa varie fasi durante la crescita: quando si nasce si è bambino/a, poi si diventa ragazzo/a, poi uomo/donna e infine anziano/a.
Ciò che rimane uguale è la natura divina insita in ogni essere, perché non ha né nascita ne morte (ininfluente al tempo), è ovunque (ininfluente allo spazio) e tutti hanno la possibilità di raggiungerla (ininfluente alle circostanze).
Si può condurre una vita di Verità solo se si vive l’aspetto Divino insito in ognuno.
Colui che sogna può avere la sensazione di vivere nella Verità perché sperimenta la mancanza di tempo andando da un posto all’altro e vivendo la propria esperienza tutto in un attimo.
Solo al risveglio sarà cosciente che stava sognando.
E ancora, chi ci dice che anche in questo momento, proprio ora, non stiamo sognando?
I Maestri, infatti, parlano sempre di quanto sia illusoria la realtà che si impone nel quotidiano. Tutti loro, in ogni tempo e luogo, sono venuti per svegliarci e per farci conoscere la vera realtà che è quella Divina.
Per conoscere la Verità può aiutare conoscere ciò che non è Verità.
Ad esempio, in ogni statua è rappresentato ciò che era già all’interno del blocco di marmo utilizzato dall’artista per scolpirla.
La liberazione è lo stesso.
Bisogna rimuovere ciò che non è la vera natura umana, ciò che è falso, l’illusione.
Tutti gli sforzi devono essere incentrati nel non rimanere in ciò che non è la vera natura, nel non essere ciò che non dobbiamo essere.
Bisogna portate allo scoperto la natura Divina di ogni essere attraverso uno sforzo sincero ripetuto nel tempo per liberarsi da tutto ciò che non è Verità e per sperimentare l’Amore.
Per liberarsi da questo altalenare dell’esistenza bisogna credere fermamente che ciò che i Maestri seguitano a ripetere, è quella verità che ciascuno deve realizzare.
Come si pensa così si diventerà: pertanto bisogna ripetere di continuo “io sono divino, io sono divino, ….”.
Ricordatevi sempre ci concentrarvi e di vivere il vostro aspetto divino. Se pensate a Dio … Dio diventerete perché voi già lo siete … solo che non sapete ancora di esserlo.
Ripetetevi “io sono divino, io sono divino. ….”.
Quando comprenderete la Verità, scomparirà l’ignoranza.
Dio è un insegnante paziente, nel cammino non vi lascerà mai soli perché verrà ad insegnarvi in migliaia di forme perché ogni forma è sua.
Sforzatevi e siate felici.
Dio è con voi sempre: vi insegnerà e non vi lascerà mai.
Una persona sincera nel suo sforzo giungerà, infine, alla liberazione dall’ignoranza.
Rimuovete l’identificazione con corpo e mente: non cercate la felicità in ciò che non può darvela, seguendo la natura di questo mondo che è illusione.
Quindi, cercate il Divino e non vivrete più nell’illusione. Sathya Sai Baba
 






CONDIVISIONI INCONTRO DI GENNAIO - ASSISI 2-5 /1 2016

 Temi proposti:

1. Chiedersi quale sia la propria identità umana e spirituale
2. Il nostro vivere ed operare in questo momento storico a partire da un discernimento, da un
modo di collocarsi
3. Ascolto dello Spirito
4. Come essere testimoni

1 - Condivisione di Margherita

 Carissimi, ho letto le letture bibliche suggerite per l’incontro, così determinanti per illuminare il
nostro pellegrinaggio sulla terra. Dio non ci molla mai abbiamo fiducia!! Al suo amore è richiesta una
risposta e siamo liberi di dire sì o no . Altrimenti rischiamo di farci un Dio a nostra misura … compresa
la sottoscritta! La nostra anima ha bisogno di nutrirsi di Dio, di Silenzio, che sono doni Suoi … non
lasciamoci fagocitare dalle mille preoccupazioni quotidiane piccole o grandi!

E’ importante il tempo dedicato al silenzio perché è il luogo dell’incontro e dove lo Spirito Santo
crea e ci rinnova! Altrimenti le lampade finiscono e perdiamo l’anima!!!

Trovo dolce, senza televisione e senza leggere nessun libro, passare in casa in silenzio momenti a
me molto cari e che mi fanno un gran bene!

L'intervista di Antonio Spadaro a Papa Francesco mi ha confermato sul discernimento e qui la fraternità è a nostro servizio!

Ascolto interiore e confronto fraterno, nella fedeltà degli incontri ( ci sono tanti modi per farlo)
Ascoltiamo lo Spirito.. abbiamo la fraternità nel nostro cuore. Vittorio Busca con le sue telefonate ci
aiuta molto in questo e come è per lui importante così lo è anche per noi!

Lotta e combattimento è l’esigenza di trasparenza o autenticità nel rapporto col Signore, altrimenti
ci facciamo degli idoli ed essi non mettono in viaggio, non creano inquietudine, ma ti chiudono in una
prigione ed è la morte spirituale!

Siamo continuamente tentati su questi fronti quelli dell’ego, dello star bene nel mio recinto,
nell’indifferenza a quelli di lasciarci uscire, anche quando non vuoi. La spinta dello Spirito avviene
perché è una Persona Viva! Ascoltare gli avvenimenti della storia in cui il Signore ci ha messo e vivere
il vangelo con la vita! Che è Buona Notizia!!

Come mi colloco umanamente e spiritualmente in questo momento della mia vita dentro al corso
della storia di oggi?

La vita che vivo non è quella del convento con i suoi ritmi precisi e con i suoi tempi di preghiera.

Vivo nel mondo, ma non sono del mondo!! Il sentirsi pesci fuor d’acqua è un’esperienza quasi
quotidiana . E’ una vita di preghiera concentrata anche con una certa fatica ed intensità. A volte, come in
questo periodo vivo l’aridità, di sentirmi persa!

Viviamo in una società quasi disumana anche col creato! La menzogna dei potenti impera, la vita
umana non ha valore; siamo solo dei numeri e metri di misura del PIL!!

Restiamo svegli … cercando rifugio nella Parola di Dio, nei sacramenti e nella fraternità qui a casa
mia e con voi della FPC, perché la Speranza ci attende. Cristo ha vinto il mondo!

Amo parlare col Signore delle cose pratiche …” che faccio compro casa o resto così?” Vado di qua
o vado di là?” Pulisco casa e faccio da mangiare?”! Invito qualcuno? ”Pago questa bolletta? ..”

Sembra una banalità, ma sento che nella fiducia in Lui le cose accadono specialmente quando sono
fragile!

La fraternità pellegrina è sempre stata un punto di riferimento importante per me. Sono cresciuta
fin dai tempi di Spello con questa modalità di preghiera, di condivisione , di ascolto della Parola di Dio,
di testimoni –profeti che mi hanno illuminato la vita di fede.

La fraternità è un dono del Signore, non è un dovere!

E’ dono Suo, ma che chiede un coinvolgimento perché è l’amore che lo esige!

Non mi sento prigioniera, ma libera e leggera, perché è l’Amore del Signore che mi fa libera!

 Gesù stesso ha scelto una piccola compagine per realizzare il Regno … e quanti limiti aveva!
Eppure siamo arrivati ad oggi grazie al loro coinvolgimento! E’ dono Suo perché anche noi lo possiamo
donare ad altri.

Le linee di vita volute dal nostro vescovo perché ci riconoscesse nella Chiesa le abbiamo scritte nel
2010 assieme a Giovanna e poi subito dopo il riconoscimento, la richiesta di far parte della Famiglia
spirituale … nel 2017 avremo la conferma ufficiale! E’ una tappa bella ed importante, che ci fa sentire
dentro una famiglia più grande e più ricca di esperienze di tutto il mondo e soprattutto camminiamo
insieme. Le linee di vita partono dal vangelo e come sappiamo è buona notizia, ma è anche scomodo!
C’è allora un cammino da fare insieme, perché da soli non si va da nessuna parte!

 Darsi qualche regola, qualche impegno di servizio è garanzia per un cammino solido e di
testimonianza nella Chiesa e fuori dalla Chiesa! “siamo cartelli indicatori “ perché siamo tutti pellegrini
su questa terra.

Ogni volta che c’incontriamo è una gioia grande ! Capite che
questa gioia viene da Dio? E’ il segno che Lui ci vuole insieme. Non
sappiamo dove ci porterà ( esodo), ma senz’altro ci aiuta ad essere
suoi più cristiani.

Chi è invitato a fare un servizio, lo fa per amore del Signore.
Come dice S. Paolo “ amate le vostre moglie o mariti come al
Signore”. Può essere faticoso, ma la ricompensa è il centuplo rispetto
a quello che hai dato. ( capitolo 25 di Matteo le monete d’oro).

Se avremo il dono di vivere dei momenti più lunghi è anche questo un dono! Quando torniamo a
casa non ci sentiamo soli, perché siamo in questo bel mazzo di fiori colorati che si chiama FPC!

 2 - Condivisione di Giovanni (Matteo 2,1-12)

 Dei Magi si sa quasi nulla se non che una stella di straordinaria bellezza li guida a Betlemme. Che
incontrano segretamente Erode, e che, dopo aver adorato il Bambino e offerto i doni, ritornano alle loro terre
per un'altra via, come indicato loro dall’angelo. Troppo poco perché su di loro non si siano poste domande a
proposito delle loro origini (da dove venivano?), del loro ruolo (maghi, re, studiosi?), del loro numero (tre,
forse quattro o più), dei loro doni (perché mai portare a un neonato oro, incenso, mirra?), del loro epilogo (e
una volta tornati a casa, se mai ci sono tornati, come è continuata la loro vita?), del significato della loro
presenza nella vicenda, ecc. Interrogativi, appunto, perché come risposte abbiamo solo delle supposizioni e la
menzione nel vangelo ha lasciato solo interrogativi … Troppo poco perché nei secoli non venissero abbelliti,
oltre che con i vestiti sontuosi delle loro rappresentazioni, con ogni genere di fantasie spacciate e credute per
fatti certi. Né va trascurato che il mistero che li ha accompagnati fino a Betlemme è proseguito oltre il
racconto. Di fatti li ha seguiti insieme alla peregrinazione delle loro fantomatiche spoglie, nei secoli
successivi fino a tutto il Medio Evo. Pare che da qualche secolo riposino finalmente nel duomo di Colonia
dopo che il Barbarossa le trafugò da Milano.

Dopo tutto si potrebbe concludere che in duemila anni il mai sopito interesse per i Magi abbia
contribuito ad aumentarne il mistero piuttosto che a spiegarne l'enigma ...

Possiamo però intuire che i Magi abbiano risposto semplicemente a un richiamo radicale e che per
realizzarlo hanno scelto di lasciare le loro terre, mettendosi in viaggio senza sapere bene a che cosa sarebbero
andati incontro, né che cosa avrebbero trovato. Comportamento nell'insieme ben lontano dal bisogno di
pianificazione, di certezze e di sicurezza di noi moderni.

I tre compiono il cammino guidati solamente dalla stella che li spinge a guardare verso l’alto,
sospingendoli a staccarsi dal materiale, dal sensibile, dal particolare verso l’universale, solleci-tandoli a
mettersi in cammino alla ricerca … E così, col distacco fisico, lasciandosi alle spalle il bagaglio di
convinzioni e persuasioni, hanno potuto continuare nella loro scelta con costanza, perseveranza e
determinazione …

Altresì da notare che il cammino dei Magi è “comunitario”: come loro, anche noi, pur non vivendo
sotto lo stesso tetto, c’è l’esigenza di un confronto: e, guidati dalla “stella” (l’ideale comune di vita che
spinge a muoverci) e poi dalle Scritture, pervenire alla meta e qui compiere la propria offerta, il proprio
abbandono e … così continuare nella “nuova avventura”!


Pure Maria e Giuseppe viaggiano assieme seguendo l’indicazione dell’Angelo prima in direzione
dell’Egitto e poi, passato il pericolo, ritornano alla loro terra, sempre in obbedienza alla volontà di Dio … La
meta loro finale è Nazareth! Non dovrebbe essere questa anche il punto d’arrivo del nostro cammino? Una
meta solitamente non indica la fine del viaggio, bensì il suo “nuovo inizio”! Pur nella consapevolezza che il
lasciare la nostra “terra” comporta un cammino non pri-vo di insidie e di tentazioni, ma che dà senso al nostro
stesso vivere ...

Avviso ai pellegrini: guardarsi dall’assecondare il bisogno infantile e profondamente umano di seguire
una stella qualsiasi o più di una (!!!), con il desiderio di trovare una guida rassicurante a cui affidarsi
fiduciosi, rendendoci curiosi di scoprire ciò che, apparentemente, sta oltre noi e ci spinge a metterci in
viaggio, ma che in realtà, ci mantiene alla superficie di noi stessi e alla fine, ci priva così di incontrarci con la
nostra identità profonda, con quel Bambino che è in noi e la cui nascita celebriamo ogni Natale: ne possiamo
celebrare migliaia, ma se Esso non rinasce in noi stessi, è una festa menzognera e ipocrita.

L’offerta dei Magi, è simbolo della nostra trasformazione interiore che si realizza in modo graduale e
coerente con la sottomissione delle nostre facoltà: istintuale, affettiva e mentale, ben consapevoli che la verità
è solo il cuore (nel senso biblico, come sede delle scelte e delle decisioni) a rivelarcela!

E per concludere, occorre sempre vigilare perché non si cada nella “mondanità spirituale”, che si arriva
quando si è stati privati del Vangelo (cfr. Evangelii gaudium nn. 93-97) di cui riporto le sole citazioni in
quanto ognuno - se è interessato - è invitato personalmente a scoprire di che cosa tratta papa Francesco nel
suo primo testo. Forse ora, è stato erroneamente riposto in uno scaffale, dopo la sovrabbondante mole di
proposte e riflessioni dello stesso Autore, che sono seguite nei mesi successivi.

 Quando il popolo dimentica quella parte della propria storia
in cui era OPPRESSO e costretto a lasciare la propria terra …

 … è facile diventare OPPRESSORI

Così facendo Maria e Giuseppe per il Natale 2015
non avrebbero potuto approdare a Betlemme
e così le Scritture sarebbero state smentite!!!



3 - Condivisione di Caterina (IL BIVACCO)

CARI FRATELLI E SORELLE,

partirò dall’ immagine dei RE MAGI, ispiratami dalle riflessioni di Giovanni. Per rendere più
fluido il mio testo lo scriverò in forma d’intervista.

Domanda - Perché hai scelto la figura dei Re Magi ?

Risposta - Perché mi sembra definire perfettamente la nostra immagine di pellegrini( riferiti alla
nostra Fraternità).

D. In che senso?

R. I Re Magi non appartengono al popolo d’Israele. Non si fa menzione della loro religione perché
sono simbolo universale dell’uomo che è alla ricerca della verità in modo serio, tanto serio da affrontare le
inevitabili sofferenze di un viaggio così lungo e rischioso. Partono da una ricerca personale, ma ben
radicata nella conoscenza delle Sacre Scritture. Nei miei viaggi in India, in Africa e in Italia, ho
conosciuto simili re magi, anche molto giovani e sempre sinceri, totalmente impegnati.

D. Non mi è chiaro.. Non mi sembra sufficiente per definire la vostra e la tua identità.. tutti gli
uomini sono alla ricerca, non sempre cosciente, di una identità. Così come l’hai definita mi sembra una
non- identità.

 R. Tu confondi identità con appartenenza. L’appartenenza può essere una realtà concreta e
specifica, ma non esaurisce la sostanza della mia identità. L’identità di pellegrino contemplativo per me
come per gli altri, dovrebbe essere la natura profonda per cui sentiamo di essere in ricerca in questo
mondo, la radice della nostra spiritualità. Se invece appartenere ad uno specifico movimento è più
importante.. beh è meglio chiarirsi le idee... Questo è quello che credo.


 D. Scusa, ma non capisco.. Se avete dunque un’identità.. per te di che tipo è ?

 R. Appunto quella che è evidenziata nella scelta del nome. I Re Magi hanno le loro appartenenze,
la loro casa e vi ritorneranno. Ma si sono messi in viaggio per qualcosa di più essenziale. La natura del
pellegrino è che nel profondo non ha più casa, la sua natura è il cammino, la sua casa è il mondo, la casa
di tutti gli uomini. A mio parere la nostra identità scomoda è proprio questa: siamo ricercatori universali,
la nostra è una spiritualità aperta e precaria com’è di fatto un vero pellegrinaggio. Siccome siamo sulla
strada, possiamo trovare occasioni di dialogo e punti d’identità comuni anche con altre religioni,
attingendo alla spiritualità autentica che le accomuna; ma possiamo trovare profonde affinità anche con
altre identità laiche, ugualmente autentiche.

D. Torniamo ai Magi. Si sono messi in viaggio quando è comparsa la stella cometa, prevista dalle
Sacre Scritture.

R. La stella è un simbolo. Anzi esprime più simboli. La sua luce è il desiderio della Verità che si è
acceso nel cuore di questi uomini determinati a vivere per Lei. Ma la stella è anche simbolo del viaggio,
del pellegrinaggio interiore. Inoltre la stella non appare ad uno solo dei Magi, ma a tre, immagini della
relazione Trinitaria, quindi di una relazione d’aiuto nella ricerca della Verità. Ecco perché Gesù ha
fondato la Chiesa. Anche la grotta è un simbolo: è la grotta del cuore, inteso come lo intende l’Antico
Testamento, come sede del discernimento che nasce dai movimenti dell’anima, sede quindi molto più
sottile e profonda di quella delle emozioni anche se queste arricchiscono e vivificano questi movimenti. Il
luogo verso cui i Re Magi sono diretti è il centro di se stessi. E’ là che la stella li dirige ed è là che si
ferma. Non c’è niente di più universale di questa chiamata luminosa.

D. Ma i Re magi si sono messi in cammino per incontrare il futuro re d’Israele …

R. Certo e portano dei doni che dimostrano chiaramente che si sono incontrati per via, ma che
appartengono a popoli diversi. Anche i doni , come sottolinea P. Giovanni, sono un simbolo: essi aprono
lo scrigno del loro cuore, donano a Gesù Bambino tutta la loro ricchezza interiore avvinti da una gioia
profondissima.. la gioia di aver concluso la propria ricerca donando semplicemente, senza chiedere niente
in cambio. E ricevono il sorriso di Dio. Il meraviglioso sorriso di un neonato li ha ripagati di tutte le
fatiche, degli smarrimenti, delle domande senza risposta e del lungo e pauroso deserto che hanno
attraversato.

D. Ma come possono aver creduto che il re d’Israele potesse nascere in una grotta in mezzo alle
capre? Non sono degli ingenui, degli idealisti questi pellegrini?

R. No. La loro ferma decisione di mettersi in viaggio nasce dalla Grazia, dalla chiamata di un Dio a
volte misterioso a cui hanno risposto con cuore pronto perché si è manifestato con segni concreti, tangibili
e non astratti. La stella è vera e non un sogno, la sua luce appare in perfetta sintonia con concreti calcoli
astronomici. Loro li hanno saputi interpretare e vedere nella loro vita. Per me la dote fondamentale che
vorrei acquisire come pellegrino è la capacità di ascolto, come faceva Giuseppe.. Giuseppe coglieva i
segni e prendeva concrete decisioni.

D. Ma sono andati alla ricerca di un piccolo neonato e non di un re adulto..

R. Certo, perché quel neonato è il nostro Spirito dell’ Infanzia, il suo sorriso radioso è dentro in
ciascuno di noi. Quel Cristo che ha scelto di essere un neonato come tanti, dice l’evangelista Giovanni, è
la Vita stessa, la sorgente della Vita che splende meravigliosa ed eterna in ciascuno di noi. In essa
rinasciamo come figli della Vita Eterna.

D. Ma è questo allora che cerca una pellegrina come te? E che cosa intendi con “Spirito
dell’Infanzia”?

 R. Il neonato è una inesauribile sorgente di energia per un adulto perché è manifesta il lui quella
forza irresistibile della Vita che tutti noi abbiamo sperimentato e che poi abbiamo sepolto. Ecco perché
Gesù benediceva i bambini. L’intelligenza intuitiva di un bambino gli acconsente di affrontare anche
grandi dolori con incredibile forza e saggezza, perché la sua coscienza è ancora integrata. Non possiamo
passare alla ricerca del Soprannaturale, dice Arnaud Dejardins, senza prima recuperare il Naturale che è il
meraviglioso slancio vitale della nostra infanzia, presente e seppellito in noi.. ecco perché il pellegrino è
anche una persona che non mente a se stesso, che riconosce le proprie frustrazioni e menzogne, che non
smette d’indagare su se stesso anche con molto dolore. Papa Francesco ha parlato dei nostri automatismi
mentali che noi crediamo autentici e che spesso invece sono solo dei tic. Ma questa trasparenza a noi stessi
è il prezzo della libertà e leggerezza di cui parlava Arturo Paoli. Per farti capire quello che intendo per
recuperare lo Spirito dell’Infanzia ti racconterò un fatto che mi è successo. Quando avevo 9 anni morì la
mia nonna adorata, con cui avevo vissuto gran parte della mia infanzia. Al funerale non piansi mai e fui
accusata d’insensibilità. Quale ingiustizia! Pur provando un dolore acuto che mi lacerava il petto, in me
c’era una calma, serena accettazione dello stato delle cose. Sapevo che la mia vita non sarebbe stata più la
stessa, ma sentivo che il germoglio di vita che lei mi aveva piantato dentro, la sua lucidità, la sua
intelligenza, erano vivi e presenti in me. Non era un ragionamento, era un mio stato d’essere, riunificato
ed integrato, era un’intuizione che mi ha accompagnato per il resto della mia vita, una gioia composta che
sento inattaccabile da qualsiasi tragedia, ma che mi appare purtroppo raramente e solo a tratti.. ecco questo
è lo Spirito indistruttibile dell’Infanzia.
D. Come ti collochi in questo mondo violento? R. Penso che la mia posizione, come spero degli
altri pellegrini, sia una posizione priva di successo evidente, umile. Non posso insegnare niente a nessuno,
perché la mia strada è quella della ricerca.. ma proprio per questo la mia vocazione è il dialogo, l’incontro.

 IL BIVACCO

D. Perché hai intitolato la tua condivisione “il bivacco”?

R. Perché per noi pellegrini è essenziale fermarsi ad un bivacco lungo la strada. Non è necessario
avere un “tema “di cui parlare, o luoghi da visitare per quanto belli, perché il bivacco è anche silenzio,
contemplazione, ascolto della voce del vento. Il cardinal Martini diceva che ognuno doveva concedersi un
bivacco settimanale. Quando era vescovo partiva con la sua auto e andava mezza giornata alla settimana in
montagna, poi scendeva e faceva il Vescovo. Nel bivacco si scalda il the sul fuoco, si contemplano le
stelle. Ognuno ha un suo deserto da contemplare. Il fuoco brilla nella notte.. arrivano altri pellegrini, ci si
scalda assieme, si beve il the insieme ..e poi finisce che si riparte insieme. Penso che la nostra fraternità, in
questa fase, abbia bisogno di una sosta, di un bivacco. Vedo la necessità di stare insieme senza alcun altro
scopo che vivere una vita quotidiana semplice e buona, equilibrata tra servizio e preghiera.. e poi, avendo
visto il bivacco … arrivano altri cammelli, altri umili ricercatori.. che hanno visto il fuoco, e desiderano
scaldarsi, alla luce delle stelle.

4 - Dagli appunti delle coordinatrici e di Vittorio

Incontro con il vescovo (dopo cena 3/1/2016)

Il nostro caro vescovo  Domenico ha accolto come sempre il nostro invito.
E’ stato con noi a cena e poi si è trattenuto a lungo facendo un discorso a braccio, “nutrendoci” con le sue
parole ispirate certamente dallo Spirito Santo.

(Alcuni punti del suo discorso)

. La fraternità: quando più persone si riuniscono e vivono la fraternità, il cuore di Dio si
commuove. La fraternità ha molto potere su Dio.

. Il mondo trabocca dei doni di Dio, tutto è regalo Suo. Ovunque c’è la Sua presenza, in ogni
molecola, in ogni particella dell’universo, in ogni materia, albero, roccia, persona ….
. “Non temere” è ripetuto molte volte nella bibbia. Dio è gioia. Se comprendessimo quanto
Dio ci ama non potremmo sopportarlo, moriremmo. Il vescovo Toppi di Pompei, con cui ho vissuto
quando era in vita, diceva che sopportava di più la sofferenza che la gioia indicibile che Dio gli aveva
dato di sperimentare, essendo un mistico. Dio è gioia, per questo anche papa Francesco insiste sulla gioia.
. Potremmo essere delle bombe atomiche, invece ci accontentiamo di essere delle piccole
scintilline.
. Il male del mondo, visto da Dio, non è che un puntino che se volesse potrebbe schiacciare,
ma non lo fa. Il bene potrebbe essere esplosivo ma non lo facciamo diventare tale.
. La chiesa è nata da una apparente sconfitta, quella di Gesù sulla croce. Ma la sua sconfitta
sul piano terreno diventa la nostra forza
. Gesù è rimasto solo nel Getsemani “ Non avete vegliato un’ora sola con me..”. Alcuni degli
amici più intimi lo hanno tradito (Pietro, anche l’economo Giuda) eppure sulla debolezza e la fragilità dei
suoi discepoli ha fondato la chiesa.
. Dio si comporta come un padre che non si compiace di vedere soffrire i suoi figli, ma
permette che essi affrontino prove e sofferenze perché possano maturare e crescere: Egli, nella ‘follia’
del suo amore si è addossato, in Cristo, la sofferenza più estrema perché avessimo il coraggio di
affrontare le nostre prove con la consapevolezza che Lui è con noi e che “il suo giogo è leggero”,
Francesco d’Assisi diceva: “il mio giogo è soave e il mio carico è leggero perché il giogo è sostenuto
anche dal collo di Gesù”.
. Al dolore non dobbiamo rispondere con le “formule” ma con l’accompagnamento nella vita.

5  Condivisione di Maria Rosa

Sulle linee di vita, nell’incontro di ottobre dicevo che un aspetto centrale, per me, è la
contemplazione. Pur ritenendo fondamentale questo, durante la giornata, presa da tante cose, lascio poco
spazio per stare a tu a tu con il Signore. Stare con il Signore è un obiettivo che mi pongo sempre e che mi
riesce difficile mantenere, anche se mentre svolgo qualche compito penso a Lui, mi consulto con Lui. Ora
aggiungo che con la mia comunità locale, con le persone che frequento, non posso dire di vivere la
fraternità. Con loro sento di appartenere alla stessa comunità, nei gruppi in cui sono inserita si condivide a
volte la propria vita, ma la fraternità è qualcosa di più, qualcosa che va oltre. Paradossalmente la sento di
più con voi, nonostante la lontananza geografica. È proprio il sentirsi fratelli, avendo come centro la
Trinità, accomunati dagli stessi intenti, dalla stessa ricerca, dall’ascolto reciproco, dal tentativo di fare
comunione e ... appunto fraternità.

 6 - Condivisione di Maria

Sempre più mi ritrovo in questa F.P.C., la vivo come una Fraternità ‘liberante’, ovvero come un
posto che dà ali allo Spirito, che crea legami senza però soffocare. Quello che sto vivendo in questo
ultimo periodo è la solitudine di fraternità ‘non liberanti’, ovvero se non appartieni a tempo pieno a un
gruppo automaticamente rimani isolato (o stai con noi, fai tutto con noi o sei fuori …). E allora non c’è la
maturità e la libertà di sentirsi, di cercarsi, anche se non condividi tutti i momenti liberi insieme. In
questo senso la fraternità può creare sofferenza, può creare solitudine. Rileggendo le linee di vita, i tre
momenti del pellegrino, mi ritrovo molto anche nel momento della Strada. È forte il bisogno della strada,
l’incontro con nuovi volti, nuove storie, sperimentare la precarietà e la Provvidenza … E poi il momento
dell’Eremo, il bisogno di silenzio, il bisogno di ri-centrarsi, il bisogno di riannodare il legame, nel vuoto,
nel silenzio, con il Tu che ci abita, e da quest’incontro, attingere nuova forza, uscirne rinnovati e pronti
per ….. riprendere il cammino.

 7 - Dagli appunti di Vittorio

Incontro del 4.1.2016

Nell’incontro della mattinata si è ripreso il tema di ottobre 2015 che ha riguardato il modo con cui
ciascuno cerca di attuare le “linee di vita” della FPC e della esigenza di approfondire le basi della
fraternità: i contatti fra noi la consapevolezza di sapere di essere ricordati, di non sentirsi soli (anche se
distanti fisicamente).

Riguardo al tema dell’appartenenza Roberto sottolinea che quando c’è una storia di amore, essa,
se è autentica, rende liberi e non incatena nessuno: la storia della FPC è una storia d’amore e dunque non
dovremmo lasciarci invadere da sentimenti di appropriazione, ma dalla comunione e dall’aiuto reciproco
nel cammino comune verso Dio.

8   Giovanna

dopo l’intervento di Maria (vedi sopra condivisione n°6) osserva che costruire la fraternità
comporta anche il rischio della solitudine, della sofferenza e della emarginazione. L’appartenenza non è
una prigione: il senso fondamentale e prezioso della fraternità è che l’amore è liberante. La fraternità
diventa così un segno creativo, stupendo e ci piace appartenervi perché convinti che in essa la libertà di
ciascuno si accresce e non costituisce una camicia di forza che costringe, ma anzi allarga la sfera di
azione libera e la capacità di iniziativa di ciascuno.

La solitudine è un po’ tipica della libertà; ma è una solitudine … non vuota. Padre Voillaume
chiedeva che i fratelli pellegrini contemplativi non fossero parte di un ramo già esistente della famiglia
spirituale di Charles de Foucauld (il che sarebbe stato soffocante e riducente); indicava a Giovanna che,
secondo lui, le qualità della fraternità avrebbero dovuto essere due: “libre et légère”!

Giovanna suggerisce un trucco per superare il senso di solitudine: ‘quando si è soli, chiamare i
soli!’.

Per quanto riguarda il discorso sulle “linee di vita”Giovanna ribadisce l’importanza che la fraternità
ponga l’accento sull’aggettivo sull’essere pellegrina e contemplativa, e, soprattutto lo ritiene
fondamentale in quest’anno del centenario di Charles de Foucauld, fratello universale: la fraternità, dal
suo stile di vita da cui prende ispirazione, tenga vivo il carattere di universalità, il sentirsi affratellata a
tutti i contemplativi di ogni religione e tradizione.

La recentissima esperienza indiana, di cui purtroppo non si è potuto parlare in questa occasione
anche con Carlo e Maura, ha rappresentato per Giovanna, come lei ha scritto al Vescovo Sorrentino, “ la
più straordinaria esperienza... come di una travolgente "CORRENTE" dello SPIRITO, - che mi
attraversava, facendomi parlare .... per 55 minuti, in Inglese, - senza aprire neanche un foglio, dei 24
fogli che avevo preparati... ! Avevo chiesto a tutti preghiere perché fosse lo Spirito a parlare, ... e io solo
a prestargli le labbra. Questa cosa è avvenuta spesso anche in Italia, ma non così intensamente, ... come
una "Eruzione". Io a tutti, - dicevo: "Non ero io a parlare ... era lo SPIRITO". È successo, - anche, - che
non Io a tutti, - dicevo: "Non ero io a parlare ... era lo SPIRITO".

E quando lo Spirito irrompe, attraversa, -aggiunge Giovanna- Lui rimane e si riversa all’esterno
come un torrente la cui straripante energia non può essere fermata. E non è una presunzione; è una grazia
gratuita: lo Spirito soffia dove vuole e quando vuole.


9  Adriana si sofferma su un altro punto delle linee di vita: l’eremo che potrebbe definirsi “un
attraversare il deserto”, “periodo propizio” per riconoscere ed ascoltare la Sua voce senza confusione,
mettendo in discussione le confusioni, e “tempo” per approfondire in
modo più forte le proprie scelte. Ciò esige un orecchio più attento, un cuore
più saldo e disponibile alla Voce che ti parla per riuscire ad essere uno
con essa.
“Nella mia esperienza, prosegue Adriana, ho percorso diverse strade
per poterle offrire a quelli che incontro. Se uno ha una sola strada da offrire è
povero di ascolto dell’altro e di offerta di aiuto. Ho imparato strada facendo:
c’è la paura della dispersione, ma mi permette di dare di più, di entrare di più
in relazione”.

Adriana conclude il suo intervento dicendo che apprezza di più la comunicazione attraverso il
colloquio diretto ‘de visu’, la voce, la presenza fisica delle persone, come durante i nostri incontri, che la
comunicazione via internet o con i moderni mezzi tecnologici.

 Giovanna riprende il tema proposto da Caterina nella sua condivisione. Sente come cosa buona
scegliere un luogo dove vivere con lo stile di Spello e un periodo di tempo da trascorrere insieme in modo
equilibrato e calmo: meno attività, ma vivere insieme e rinforzarci per mezzo di questo cammino.

 Lo spirito con cui vorremmo vivere questo tempo si rifà all’immagine del “bivacco” -suggerisce
Caterina-: “… il bivacco è silenzio, contemplazione, ascolto del vento …. nel bivacco si scalda il tè sul
fuoco, si contemplano le stelle, ognuno ha il suo deserto da contemplare, il fuoco brilla nella notte …
arrivano altri pellegrini, altri umili ricercatori che hanno visto il fuoco e desiderano scaldarsi alla luce
delle stelle, ci si scalda insieme …. e poi si riparte insieme ….” Abbiamo sentito il bisogno di un tempo
così, un tempo di sosta in cui stare insieme, senza altro scopo che vivere una vita quotidiana semplice e
buona, equilibrata tra servizio e preghiera.

Il bivacco è una nostra svolta interiore, una scelta di trovarci con gli altri, non legati al fare, ma al
crescere insieme.


10   Silvia dice di essere venuta ad Assisi con una scelta che non le è stata facile: c’era in lei il desiderio
di confrontarsi, ma anche titubanza sull’idea di appartenenza per il timore di sentirsi ‘ingabbiata’. Dopo
aver letto la mail di Caterina, il bivacco, ha avvertito una ventata di leggerezza e da qui la scelta di
partecipare all’incontro, ripensando anche al ‘bagno spirituale’ di giugno con l’incontro con Swami
Atmananda durante il quale aveva ricevute molte risposte.



11  Pietro riprende una delle domande suggerite per l’incontro ‘Chiedersi quale sia la propria identità
umana e spirituale’. Dopo aver letto e meditato a lungo l’intervista di Antonio Spadaro a Papa Francesco
ha sentito forte interiormente la seguente risposta: ‘Io sono un soffio sulle labbra di Dio’.

Racconta poi di come, nella sua esperienza di educatore con ragazzi molto problematici, deve
reagire con una calma profonda per dissolvere le loro ribellioni e le esplosioni della rabbia che si portano
dentro. Nella fraternità si sente bene, anche se ama la solitudine.


 12  Simonetta parla delle sue conflittualità interiori in questo periodo dovute legate all’esigenza di
semplificare e mettere ordine nella sua vita, di scegliere alcune cose e di lasciarne andare altre: semplicità
ed ordine, richiamo all’armonia del creato (la bellezza semplice e stupenda del plenilunio nel silenzio
delle stelle!) sono avvertite come priorità.

Vive ogni incontro della FPC come esperienza molto ricca: i racconti e i vissuti condivisi diventano
dono prezioso che affratella ed aiuta tutti a crescere nell’atmosfera di scambio reciproco dei nostri
incontri. La comunicazione che avviene nell’ascolto dell’altro, nel trovarsi insieme e guardarsi negli occhi
ha un aspetto relazionale umanissimo che non si può ricreare con la comunicazione per e-mail o altri
mezzi tecnologici.


13  Melina non ha scelto con convinzione la fraternità, anzi all’inizio non si è trovata bene in essa
perché ci trovava molta India, ma ha partecipato perché le sembrava un modo di portare avanti il discorso
e l’esperienza di Spello, da cui si è sentita arricchita spiritualmente. Poi la fraternità si è rivelata anche
un’opportunità e un aiuto, attraverso l’ascolto di discorsi a cuore aperto che le hanno fatto tanto bene e le
hanno consentito di chiarire problemi che l’hanno angustiata per tanto tempo. Ora sente di trovarsi in un
periodo in cui deve ascoltare e fare tante cose e accettarsi così …


14  Ignazio cerca di rispondere alla domanda ‘chi sono io’. Prendendo lo spunto dai primi due versetti
del prologo di Giovanni “In principio era il Logos … e il Logos era Dio … e tutto ciò che è
venuto all’esistenza non esiste separatamente da Lui “, riflette sul fatto che siamo nel progetto di
Dio dall’eternità, - (in Dio siamo, viviamo, ci moviamo) - siamo amati da Lui da prima che il mondo
fosse: da qui il senso indicibile di stupore e di gioia che sopravanza ogni sentimento nella consapevolezza
che ogni uomo, anzi ogni creatura non è che un pensiero eterno dell’amore di Dio. “In Cristo ci ha scelti
prima della creazione del mondo … per realizzare nella pienezza dei tempi il mistero della sua volontà, il
disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra …”(Ef). Se
siamo in Cristo, siamo una cosa sola con Lui, membra del suo corpo, e Cristo ha detto: “Io e il Padre
siamo uno”…


15  Patrizia, per la prima volta presente ai nostri incontri, parla della sua ricerca cominciata
quarant’anni fa, dei suoi viaggi che l’hanno portata dappertutto, del suo arrivo fortuito al nostro incontro
e del fatto di non sapere dove andrà. Una sola certezza: è contenta di aver partecipato, di avere ascoltato. 




COME PECORE IN MEZZO AI  LUPI
OTTOBRE 1990

Sento che sia importante nella vita capire e provare sulla propria pelle che cosa significhi vivere sulle “strade”, senza una lira in tasca, affidandosi completamente alla Provvidenza.
Sperimentare di aver bisogno di tutto e di tutti, percepire che la Provvidenza esiste veramente!
Abbiamo bisogno tutti di riscoprire il valore della povertà di spirito: quella povertà incui ci si abbandona nelle mani di Dio, come dei fanciulli. E' Lui che conduce la nostra vita, è lui il “timoniere” che ci conduce in una maniera tutta Sua, al di fuori dalle nostre logiche consumistiche.
Nell'Ottobre scorso ho provato a vivere un'esperienza di pellegrinaggio sulle strade, senza soldi in tasca, assieme ad un'altra ragazza. Tutto è nato da un bisogno profondo di “INCONTRARSI”, di scoprire finalmente in che “MANI SIAMO”, di sentire che Dio c'è e di cogliere negli uomini un gran bisogno di infinito.
Abbiamo pregato molto e poi ci siamo lanciate in questa avventura.
Siamo partite dalla Fraternità dei Piccoli fratelli del Vangelo di Spello: un centro di spiritualità per tanta gente che sente il desiderio di fare silenzio dentro e fuori di sé e di condividere la propria umanità e la propria fede.
Lasciata questa comunità orante ci siamo incamminate verso Assisi a piedi con lo zaino in spalla, accompagnate con la preghiera e la benedizione di chi restava. Da Assisi, città di Francesco, ci siamo orientate verso la Toscana. Abbiamo fatto 25 autostop stupendi, abbiamo cambiato letto ogni notte, attraversato molte città come: Siena, Pisa, Livorno, Cecina, San Pietro in Palazzi, Volterra, Monteroni d'Arbia e poi di nuovo a Spello e la Fraternità.
E' stato un itinerario stupendo, in una Toscana che porta con sé ancora una buona dose di anticlericalismo radicato da secoli nella gente. Questa regione è nello stesso tempo ricca di storia, di cultura, c'è una dolcissima natura che vibra nelle colline e nel mare, nei pini marittimi che s'intravvedono lungo la via Aurelia.
Come dicevo sopra, il nostro è stato un pellegrinaggio vero e proprio, dove i “santuari” non sono stati quelli abituali, ma le realtà di vita e di morte che in quelle città abbiamo incontrato.
In quella settimana di ottobre il maltempo imperversava su tutta la penisola italiana, ma il Signore ha saputo provvedere bene alle sue pellegrine! Nei giorni piovosi, infatti, eravamo accolte nelle case di alcune famiglie mentre in quelli di bel tempo eravamo sulle strade.
Potrebbe sembrare imprudente, con i tempi che corrono, avere il coraggio di fare autostop; chiedere un bicchiere d'acqua e di dormire sotto il primo tetto che ci veniva offerto. La paura non è mancata: paura della strada anonima, della città anonima, dei volti sconosciuti che ci davano un passaggio e la paura di non avere altra difesa che noi stesse e la preghiera intensa. Ma, come dicevo, Bibiana ed io abbiamo scoperto la Provvidenza è un dono di Dio.
Abbiamo trovato delle buone persone, si trattava di rappresentanti, ambulanti, operai che lavoravano nelle concerie (spesso emigrati dal Sud), contadini, ingegneri. Costoro erano sempre di fretta, che trascinavano una vita di “routine” erano alle prese con l'unica preoccupazione di guadagnare, spesso soli e con mille pensieri per la testa in compagnia della propria auto. Essi, però, avevano voglia di parlare, di conoscere i motivi del nostro viaggio senza soldi. Avvertivamo di essere sia noi che loro indifesi, ma ci scambiavamo un reciproca testimonianza di pace, di genuinità, di gratuità, di freschezza, di bellezza ed un profondo, anche se a volte da parte loro inconscio, bisogno del Trascendente.
Bibiana ed io abbiamo scoperto che cosa significa, per noi cristiani, essere “sacerdoti” cioè farsi tramite fra Dio e il fratello.
Non facevamo prediche né lunghi discorsi teologici, ma semplicemente offrivamo la nostra presenza; quello che eravamo già testimoniava tutto.
Anche in un breve tratto di strada, ci si dicono cose straordinariamente forti e belle; ci si apre gli uni agli altri; ci si regala la parte più viva di sé che è di Dio...che comunicazione!!
Alcuni automobilisti allungavano di molto il tratto previsto, rischiando di arrivare tardi al lavoro, per permetterci di raggiungere prima la meta. Ci dava gioia notare che molti erano dispiaciuti di lasciarci e di interrompere la nostra belle comunicazione intensa e nuova.
Il nostro attendere un passaggio in auto non era casuale, infatti chi ci accoglieva nella sua auto era proprio la persona che aveva bisogno di questa presenza viva e diversa. Ricordo, ad esempio, la città di Volterra dove invano avevamo cercato il cappellano del carcere per poter un po' conoscere la realtà di quel penitenziario. Il giorno dopo dovevamo ripartire verso Siena, e all'incrocio per Siena, dopo aver atteso parecchio, un giovane uomo ci diede un passaggio. Egli aveva appena finito il turno notturno di custode proprio in questo carcere. Quest'uomo si chiama Massimiliano, sposato, con un figlio piccolo che per andare al lavoro faceva il pendolare da Roma a Volterra.
Con Massimiliano abbiamo appreso che cosa significhi umanamente lavorare in un carcere e che dura realtà esiste! E' stato un indicibile autostop. Un uomo che ci diceva di non credere in Dio, ma che nel giro di un'ora il suo volto si era trasformato per i valori e la forza di speranza e di autenticità che ci si comunicava.
L'incontro con le persone non veniva solamente durante il tragitto di un autostop, ma anche nelle case di coloro che ci ospitavano. Alcune famiglie le conoscevamo altre no e sia con le prime che con le seconde è stato bello! L'uomo infatti è buono, è generoso e se a volte si chiude in se stesso è che non gli viene offerta l'occasione di dare quello che ha, e di esprimere quello che è.
Ricordo con piacere una famiglia di Monteroni d'Arbia (SI) che ci offrì la loro camera da letto per dormire, mentre loro con due bambini piccoli, hanno passato la notte sul divano della cucina.
A Livorno, una città portuale, grigia, piena di traffico, una giovane coppia con due bimbi piccoli ci accolse in casa. Abbiamo giocato con i loro bambini fino a tardi ed è stato bello cogliere da questi giovani genitori, l'estrema dolcezza, calma e pazienza nei confronti dei figli che erano piuttosto inquieti e vivaci.
Proseguendo poi, verso Cecina lungo la via Aurelia, dove abbiamo incontrato una ricca realtà di iniziative, ma anche piena di limiti e di difficoltà. Siamo state accolte nella “CASA DI ACCOGLIENZA”: una realtà che alcuni laici ed il cappellano dell'ospedale, don Reno hanno messo a disposizione per una pronta accoglienza di persone provenienti dal Sud del mondo, drogati, zingari, barboni, gente che vive per tutta la vita sulle strade senza volerlo. Abbiamo notato in questa casa che la porta restava sempre aperta come “segno” di solidarietà, di disponibilità verso chi non sa dove “sbattere la testa”. Qui abbiamo cenato e dormito.
Su indicazione di don Reno ci siamo recate a visitare tre case di riposo per anziani e l'Istituto card. Mazzi di S. Pietro in Palazzi. Questo Istituto rappresenta una realtà di forte sofferenza, in quanto in esso son accolti malati psichici gravi e gravissimi, schizzo frenici, paranoici, handicappati fisici e mongoloidi. La gran parte di queste persone sofferenti sono uscite dai manicomi secondo la legge Basaglia. Il personale che assiste si sente impreparato, ma soprattutto sente la carenza di strutture e mezzi adeguati per affrontare le esigenze sempre più imprevedibili di questa povera gente che ha bisogno di tutto e di tutti. Essi non possono vivere sulle strade o ritornare nelle proprie famiglie perchè proprio in questi ambienti c'è la radice dei loro problemi. Abbiamo visitato tutti i reparti, anche i più pericolosi, accompagnate dalle varie responsabili di reparto. La malattia mentale è una delle più grandi povertà umane. Gli infermieri, gli assistenti sociali ci hanno accolto con molta disponibilità. In questo Istituto abbiamo cenato e dormito e al mattino partecipato alla santa messa assieme ad alcuni malati. Bibiana ed io ci siamo commosse a vedere con quale gioia partecipavano alla liturgia.
A Volterra poi, senza volerlo, siamo state accolte dal Vescovo e lì ci siamo presentate ed abbiamo avuto un tenero colloquio. Monsignore ci ha indirizzate al Convento San Girolamo dove un frate minore, Padre Celestino, accoglie nel suo convento carcerati in licenza e ragazzi tossicodipendenti. Questi ragazzi, che vivono con lui, ci hanno aperto la porta, preparato il pranzo e offerto la stanza per passare la notte. Devo specificare che questi giovani avevano conosciuto la sofferenza in quanto erano usciti dal giro della droga ed erano psicologicamente provati. Questa è un'altra povertà di oggi! Padre Celestino, con tanta buona volontà, dava quello che aveva, ma ci ha confessato che non ce la faceva più a gestire da solo questo centro di accoglienza. Si sentiva solo in una Volterra molto chiusa,dove il senso religioso fa fatica a farsi strada e la solidarietà è difficile. Ci diceva che in Toscana non è come il Veneto dove il volontariato è ricco. In questa città non esistono gruppi giovanili, associazioni di volontariato che aggregano le persone. In questo posto la gente arriva a credere solo se c'è una testimonianza forte, che paga di persona e che si metta in prima linea.
Sarebbero tante le cose da dire che però rimangono dentro in quanto le cose più vere non trovano parole adatte per manifestarsi.
Vi posso testimoniare comunque che una settimana così, mi ha profondamente trasformata, resa libera e trasparente, mi ha messo una gioia dentro che è quella di chi ha esperimentato l'Amore di Dio che diventa il “TUTTO”: e dà il senso alla mia vita malgrado l'esperienza di morte e di sofferenza che ogni giorno incontro.
Il pellegrinaggio è stato una forte scuola per recuperare: il senso del dono e della gratuità di Dio: Mi ha fatto capire che non devo sentirmi io al timone della mia esistenza. Sula strade si è nel precario e nel provvisorio e quindi ci si accorge bene, finalmente, CHI è che ha in mano le cose del mondo.
Si è trattato quindi per me, di una conversione interiore, in quanto la fatica del camminare fa entrare la pace dentro, dà il senso del raccoglimento, raduna e riunisce anche le cose che ci stanno attorno, e le raccoglie in armonia che è all'unisono con quello che è il dentro di me.
E' stato bello per noi lasciare agli altri la gioia del dare e riscoprire la bontà che c'è negli uomini.
,.....”beato chi decide nel suo cuore il santo viaggio, passando per la valle del pianto la cambia in sorgente, cresce lungo il cammino il suo vigore finchè arriva a Sion, anche la prima pioggia l'ammanta di benedizione”...dice il salmo 83

LA MIA ESPERIENZA INDIANA

Il mio percorso indiano inizia da una profonda ricerca sul significato e sul valore della sofferenza che per anni ha caratterizzato la mia vita a causa della lunga malattia  e della morte di mio marito. Ho cominciato a praticare yoga per fronteggiare il dolore e, grazie al mio bravo insegnante di yoga, ho cominciato a conoscere i grandi maestri indiani attraverso i loro scritti.Poi, ad un convegno a Camaldoli su Henri Le Saux (Swami Abhisiktananda)dove ho incontrato anche sorella Giovanna, si è fatta strada in me la netta decisione di andare in India. Dopo la morte di mio marito sono stata in India durante l'estate 2006 e 2007 come volontaria nella scuola del Progetto Alice e nel centro per disabili”Kiran”, un'esperienza di grande intensità e bellezza che consiglio vivamente a persone giovani interessate all'educazione e alla riabilitazione. Non mi soffermo su questi bellissimi progetti educativi, ma vi invito a visitare il loro sito per conoscerli meglio: www.kiranvillage.org www.aliceproject.org.

Sentivo però di aver bisogno di curare la mia anima, ancora così sofferente, così già nel 2007 ho voluto visitare un  piccolo ashram indo-cristiano gestito da una suora che aveva vissuto con suor Vandana, una nota discepola di Le Saux. Il monastero si trova a Rishikesh sulle sponde del Gange, uno dei centri più sacri dell'India e centro importante anche per lo yoga. Lì compresi che stavo cercando un maestro vivente e non qualcosa di mediato da un gruppo di discepoli o da un libro. Nel piccolo ashram c'erano le foto di molti grandi maestri indiani.Nel mio scarso inglese chiesi alla suora se erano viventi. Il loro volto ispirava saggezza, profondità, pace e ne ero affascinata. Lei me ne indicò solo due: uno era Chidananda, che mi disse ormai molto anziano; era stato il successore del grande guru Sivananda. Chidananda era stato uno degli artefici del dialogo tra le religioni, era venuto più volte ad Assisi, aveva portato il suo messaggio di pace in tutto il mondo, ma ora viveva ritirato e non si poteva incontrarlo. Mi colpì il suo magnifico sorriso, pieno di gioia e profondità e lo sentii subito vicino a me. Il secondo maestro era fotografato in piedi, su una grande roccia in mezzo allo Yamuna, un altro fiume sacro all'India. Nonostante fosse anziano, la sua figura bellissima e maestosa, il suo sguardo sereno e luminoso, la saggezza e la pace che ispirava, mi colpirono profondamente. Sentii subito un legame inspiegabile con lui e, nonostante fosse così duro per me continuare a viaggiare in India, da sola, d'estate, decisi che niente mi avrebbe impedito d'incontrarlo. Mi recai da lui nel 2008, dopo un mese di volontariato nell'Himchal Pradesh per aiutare i bambini tibetani che fuggono dal Tibet e trovano rifugio nei monasteri di quella regione. A questo proposito vi segnalo il sito dell'amica con cui ho collaborato che con la sua associazione sta aiutando molto questi bambini www.sidare.it Visitatelo!

Arrivai dunque nel distretto di Dehardun dopo un lungo e faticoso viaggio, in un remoto villaggio di contadini sulle rive dello Yamuna , ai piedi di maestose montagne.Il maestro si chiama Chandra Swami Udasin (una linea di monaci indiani molto antica) e il suo Ashram si chiama Sadhana Kendra. Di recente, con un po' di riluttanza,Chandra Swami ha deciso che venga aperto un sito internet. Vi rinvio a questo sito per vedere le foto dell'ashram,di Chandra Swami e della sua storia, il suo insegnamento, le  risposte date a coloro che si recano ad incontrarlo.Visitatelo!Se proprio non  riuscite con il traduttore di Google, scrivetemi, cercherò di aiutarvi: www.sadhanakendra.org.   

Chandra Swami accoglie ricercatori spirituali di tutte le religioni e molti non credenti che si recano in questo ashram per lo spirito di grande rispetto e libertà che vi regna. Pur essendo un monastero con una rigorosa disciplina spirituale, molte famiglie, soprattutto indiane, vi soggiornano per giorni, così che si può vedere Chandra Swami durante la cena scherzare con un bambino piccolo mostrandogli i giocattoli che i piccoli discepoli gli regalano in segno di affetto. Dal 1984 egli ha deciso di diventare un Muni, cioè un silenzioso, quindi non parla più, neanche con i più stretti discepoli. Egli affida il suo insegnamento alla pace e alla santità che traspare dalla sua persona. Durante il Sat-Sang giornaliero, cioè il momento in cui un maestro indiano incontra i ricercatori che vogliono porre domande o ricevere insegnamenti, egli risponde alle numerose questioni per iscritto. La risposta viene poi letta ad alta voce. La tradizione religiosa dei Muni è molto antica in India. Molti saggi vivono ancora in questo modo nelle zone più impervie dell'Himalaya, rimanendo in grotte anche d'inverno. Conoscono delle tecniche yoga per riscaldare il corpo e non si fanno avvicinare facilmente, ma vivono in completa solitudine e contemplazione. Le popolazioni locali li considerano dei santi e portano loro cibo e vestiario, mettendolo a debita distanza e comunicando con i gesti. Uno di loro è stato filmato nel film dedicato ad Henri Le Saux. Da metà aprile a fine giugno Chandra Swami si ritira nell'altro ashram che ha fondato in Kasmir, costruito intorno alla grotta in cui ha vissuto come eremita per anni. Durante questi mesi egli non parla più con nessuno e non incontra più nessuno, dedicandosi solo alla contemplazione. Egli dice di aver fatto questa scelta perchè il suo maestro glielo ha chiesto, ma anche perchè ha provato ad un certo punto una profonda attrazione per il silenzio.
Che cosa mi ha spinto a ritornare ancora, per anni, da un maestro che non parla? qual è l'insegnamento che ho ricavato e ricavo dalla spiritualità indiana?

Non cercavo e non cerco una risposta puramente filosofica, intellettuale, una teologia. Avevo già letto molto.  Penso che ciò che spinge tanti ricercatori sulle strade del mondo, per percorsi differenti ma ugualmente autentici se sinceri e orientati verso l'Assoluto, sia il bisogno di  un'esperienza esistenziale. Personalmente ciò che cerco è una conversione della mia coscienza  fin nei suoi livelli più profondi e questo non può nascere che da un Incontro. Il dolore prolungato per anni e la sconfitta, procurata dalla perdita, hanno spazzato via ogni facile sentimentalismo, ogni traccia di una fede fondata sull'emotività. Dovevo cercare questo Incontro oltre la superficie arida e desertica della mia anima,nell'interiorità. Attraverso la contemplazione della parola di Dio e l'aiuto della spiritualità indiana che tanta attenzione dedica alla ricerca interiore del proprio vero Sè,alla meditazione costante, alla non auto-identificazione con le vicende di questo mondo e con il corpo fisico, è riaffiorata in me la meravigliosa sorgente della fede giovanile, vissuta a Spello e ad Assisi, quando avevo solo 20 anni, quel vivere “il deserto nella città”di Carlo Carretto che avevo praticato con entusiasmo e poi perduto.
Per sintetizzare (per quel poco che si può spiegare, data la complessità e la delicatezza di questa tematica), mi affido alle parole di Henri Le Saux, tratte dal suo Diario Spirituale: ”Nemmeno il messaggio evangelico è legato al mondo ebraico da cui nacque. Il suo valore universale (...) fa fondere gli alveoli di cera del mondo giudaico-greco in cui il suo miele è depositato. (Esso) è l'eco delle profondità del cuore umano: il messaggio dell'Amore, del Dono reciproco, della Relazione. (...) Ritrovare la Sorgente e mettere l'uomo (...) disorientato davanti a se stesso, nel proprio fondo. Fargli scoprire che è più “profondo”di tutte le forme, di tutte le analisi esistenziali (...).”

Concludendo questa testimonianza che sa esprimere così poco tutta la pienezza che ho vissuto e la ricchezza dei doni ricevuti, vi invito caldamente, se vi è possibile, ad incontrare almeno una volta, magari anche per pochi giorni, Chandra Swami Udasin. Vi invito anche ad incontrare Swami Atmananda nel suo ashram, l'Ajatananda Ashram, a Rishikesh. La bellezza del suo progetto, che ha realizzato uno dei sogni di Henri Le Saux, è che è un ashram monastico interreligioso, dove s'incontrano e fraternizzano monaci, religiosi e ricercatori spirituali di tutte le religioni. Atmananda è un monaco che è stato addestrato nella tradizione cristiana dell'Oriente e che ha seguito lo stesso percorso di Abhishiktananda. Ha coraggiosamente portato avanti questo dialogo spirituale nel cuore dell'India induista del Nord, diventando discepolo e poi ricevendo il Sannyasa (cioè i voti del rinunciante, del monaco, nell'India) dal suo maestro Chandra Swami.

L'ashram si trova in un posto magnifico, proprio sulle rive del Gange, in un luogo tranquillo ed appartato.Vi consiglio di visitare il sito web dell'ashram e anche l'interessante programma d'incontri che vi sono organizzati. www.ajatananda.org

Grazie!
Rimango a vostra disposizione per qualsiasi approfondimento e per un eventuale viaggio insieme in India.

                                                                 22 ottobre 2013
Caterina